Boschi regionali in espansione «Un bene poco redditizio»
Boschi cresciuti del 2 per cento in dieci anni e quasi raddoppiati in cinquant’anni. Ma anche poco redditizi, vecchi e a rischio incendi. È il ritratto delle foreste lombarde che fa l’Ersaf, l’ente regionale che si occupa di agricoltura e patrimonio boschivo. Dal 2007, raccontano i dati, sono stati prelevati 160 mila metri cubi all’anno di alberi d’alto fusto per impieghi «nobili», a fronte dei 400 mila utilizzati per produrre legna da ardere. Il mercato è orientato soprattutto alla richiesta di fonti energetiche. Perché? Colpa, spiega l’Ersaf, della crisi economica negli Stati Uniti. Si è abbattuta sul settore edilizio locale (che impiegava molto legname) e si è poi trasferita in Europa. I boschi lombardi subiscono quindi meno tagli e si infittiscono, a scapito di pascoli e prati. Foreste per 629.725 ettari, cresciute dello 0,53 per cento in un solo anno. Due le letture di Davide Pettenella, docente dell’università di Padova: «I boschi diventano più densi e aumenta la capacità di assorbire anidride carbonica. Ma sono invecchiati e quindi più vulnerabili». I rischi più frequenti sono l’attacco di insetti e funghi nocivi, gli schianti per vento e piogge forti. Con conseguente facilità d’innesco di incendi. Nel 2016 (ultime informazioni complete raccolte dall’ente) sono stati 169 i roghi in aree boschive che hanno bruciato 1.620 ettari. Le province di Brescia, Como e Bergamo sono le più colpite, tendenza che si conferma da anni. Il rapporto di Ersaf sottolinea anche l’incapacità di sfruttare adeguatamente le risorse. Solo lo 0,08 del Pil italiano è prodotto dal settore. Per Elisabetta Parravicini, presidente Ersaf, serve «puntare su uno sviluppo compatibile, ragionato, serio. Una corretta gestione di questo patrimonio risponde alla necessità di presidio territoriale e di prevenzione del rischio idrogeologico». Segnale positivo, l’appuntamento del Fao a Mantova nel 2018, per il primo forum mondiale sulle foreste urbane.