Il Consorzio fidi degli artigiani appeso a un filo
Troppe insolvenze, rischia la liquidazione
Quella che Angelo Carrara, presidente da meno di un anno, definisce, in premessa, come «una difficoltà che stiamo risolvendo in modo corretto» è qualcosa che va oltre il dato finanziario: nel prossimo bilancio del Confiab (Consorzio Fidi degli Artigiani di Bergamo, operativo dagli anni 80) sarà iscritto un patrimonio netto negativo di oltre 7 milioni di euro. Dai tre milioni di capitale di riserva si è passati a oltre meno sette: questo significa perdite per 10 milioni. Di come e perché sia maturato questo rosso, soprattutto che cosa significhi questa perdita d’esercizio, se ne parlerà nel corso dell’assemblea dei soci, convocata nel bel mezzo delle festività, per il prossimo 27 dicembre. A cavallo tra Natale e Capodanno, nella parte straordinaria, i soci— oltre 12 mila — saranno chiamati ad esprimersi sul «reintegro del fondo consortile e l’eventuale scioglimento del consorzio fidi».
Così recita testualmente la convocazione che segna un bivio netto: o il Consorzio verrà ricapitalizzato o si procederà alla messa in liquidazione volontaria. E questa seconda,pare sia la strada segnata per il Confiab, che opera sul territorio dagli anni ’80.
Nel panorama dei Confidi la liquidazione non è una novità. È l’ennesima dell’anno. Il settore — pur con le debite eccezioni — è, infatti, in crisi profonda da tempo. Nati per facilitare l’accesso al credito da parte delle piccole e medie imprese, i consorzi valutano lo stato dell’impresa, la capacità di credito e la possibilità di onorare il debito. Nel caso queste valutazioni abbiano un esito positivo, ecco che il consorzio diventa garante presso la banca convenzionata per un importo di solito pari al 50% del credito che viene erogato. Questa è l’attività caratteristica che anche il Confiab ha portato avanti, sostenendo il mondo imprenditoriale ed artigiano in particolare che, assicura il presidente Carrara: «Continueremo a sostenere».
È un punto che va chiarito, fin da subito, pur nella complessità della situazione finanziaria. Anche in caso di liquidazione del Confiab, infatti, chi ha in essere un finanziamento (che sta onorando) non ha nulla da temere. Sarà «Confidi Systema!», il cosiddetto Confidone, nato a gennaio 2016 dalla fusione per incorporazione in ArtigianFidi Lombardia di cinque confidi regionali, a garantire le pratiche che il Confiab
orobico gli trasferirà. Compreso l’inoltro di nuovi prestiti (ne sono stati erogati per 5 milioni di euro nell’ultimo mese) che verranno raccolti da un’agenzia «satellite» sul territorio (dove probabilmente confluiranno gli stessi addetti del Confiab). Il passaggio al Confidone, che non sarà una fusione, avverrà, però, solo per i cosiddetti «crediti in bonis». Quelli che vengono onorati. Tutti gli altri, gli npl, i crediti in sofferenza, (gli stessi che hanno in pancia le banche), restando in capo a Confiab, sono quelli che determinano il deficit patrimoniale. Si tratta di accantonamenti presuntivi, alcuni ascrivibili a sofferenze in fase di escussione (in pratica si sa già che il debito non verrà più onorato), mentre altri, al momento, sono connessi ad ipotesi di rischio. Potrebbero non essere onorati come venire recuperati, almeno in parte.
Certo è che quei 7 e passa milioni di rosso presuntivo sono delle banche convenzionate, con le quali il Confiab orobico sta ora trattando per concordare un saldo a stralcio, una transazione che «riduca» gli importi dovuti. Questo è il senso del «modo corretto» richiamato da Carrara. Nel corso degli anni passati il consorzio ha effettuato sì degli accantonamenti: «Ma non nella misura che viene oggi richiesta. Sono cambiate le regole del gioco e sono aumentate le insolvenze delle aziende» conclude Carrara, subentrato all’inizio dell’anno ad Angelo Ondei. L’ex presidente è, con l’ex direttore Antonella Bardoni, imputato nell’indagine di Ubi, ma questo è tutto un altro capitolo della gestione del consorzio. Qualsiasi sia la perdita che si registrerà, i soci non dovranno concorrere a coprirla se non per la parte che hanno già versato (cioè le quote con cui sono diventati soci). Nessun socio Confiab dovrà così mettere mano al portafoglio: questa, insieme alla continuità dei prestiti in essere, è l’altra buona notizia.