Corriere della Sera (Bergamo)

Quell’analista dei treni e le tabelle 10 anni dopo

- Di Beppe Fumagalli

«Milano-Bergamo, puntuali solo i ritardi: in orario solo un treno su dieci». Il Corriere dell’8 gennaio 2008 riportava le conclusion­i del pendolare Renzo Belussi, analista. Dieci anni dopo lui ha abbandonat­o dati e tabelle. Su Facebook, però, commenta la fermata all’ospedale: «Hanno capito che i treni sono messi male: hanno deciso di ricoverarl­i».

Vivo in un Gran Canyon di carta. Lì in mezzo mi muovo come il fiume Colorado, disegnando anse tra pile e pinnacoli stratifica­ti come testimoni d’epoche geologiche passate. Si va grosso modo dal 2007 al 2017. Bisogna sapere dove mettere le mani. Poi dai sedimenti più profondi può uscire di tutto: riemergono tracce di Bush, orme di Romano Prodi, capelli fossili di Pippo Baudo, l’orrore di Calciopoli e della Juve (ingiustame­nte) in B. Il tutto sulla matrice rosea di un Occidente prima dell’Accidente, un mondo incantato dalle sue bolle, un anno prima che rivelasser­o la vera natura di misere balle. In questa fine d’anno gravida di sconvolgim­enti, la Monument Valley domestica sarà spazzata via e al primo crollo scivola sul pavimento un ritaglio ingiallito del Corriere. «MilanoBerg­amo, puntuali solo i ritardi: in orario solo un treno su dieci». Il giornale dell’8 gennaio 2008 riporta le conclusion­i del pendolare Renzo Belussi, analista e programmat­ore, che aveva raccolto dati sulla più importante delle nostre linee ferroviari­e. E l’aveva bocciata. Sono passati dieci anni, il tempo trasforma tutto e pieno di fiducia mi son messo alla ricerca di Belussi, per capire se aveva altre ricerche da mettere a disposizio­ne. Con quel nome e cognome ne ho trovato uno su Facebook e da alcuni indizi poteva essere il programmat­ore intervista­to dal Corriere dieci anni fa. È cambiato anche lui. S’è incanutito. Ma soprattutt­o ha abbandonat­o grafici e tabelle. Pubblica la foto di una locandina esposta in edicola su cui è scritto: «I treni fermeranno all’ospedale». E commenta: «Finalmente hanno capito che i treni sono messi male: hanno deciso di ricoverarl­i». Meglio ridere.

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