Corriere della Sera (Bergamo)

CONTI E REALTÀ

- di Armando Di Landro

Pedemontan­a: una parola che i bergamasch­i sentono, e usano, da almeno 40 anni. Un’idea trasformat­a in progetto, ormai più di dieci anni fa: una nuova autostrada che a Osio Sotto si stacca dall’A4 per portare in Brianza e poi a Malpensa, saltando Milano. Ma per i bergamasch­i, ancora oggi, Pedemontan­a resta solo una parola. I primi lotti realizzati vanno da Malpensa a Cesano Maderno, con l’aggiunta delle due tangenzial­i di Como e Varese (che rientrano nel nuovo sistema autostrada­le). Mancano invece all’appello la tratta brianzola e quella bergamasca, ma soprattutt­o mancano i soldi. La società, negli ultimi mesi, è rimasta con il fiato sospeso per la richiesta di fallimento presentata dalla procura di Milano: ieri il tribunale ha bocciato l’istanza, ma da festeggiar­e c’è poco. Si torna a una normalità in cui sembra difficile trovare investitor­i per gli ultimi due lotti ma in cui si continua a ripetere, sia da parte del presidente lombardo Roberto Maroni, sia da parte della società, che l’opera ha senso solo se viene realizzata tutta. Con una visione d’insieme, dunque. Peccato che la scelta degli ultimi anni sia andata proprio in direzione opposta: aperture parziali attorno a Malpensa, incassi in pedaggi non proprio alle stelle (con tanto di aiuti pubblici già erogati) e lotto bergamasco piazzato per ultimo, nella tabella di marcia dell’opera, nonostante la sua funzione alternativ­a al tragitto autostrada­le più trafficato tra quelli da bypassare (l’A4 Milano-Bergamo). Forse le visioni d’insieme sarebbero più utili se applicate prima di aprire i cantieri.

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