C’È POCO DA RIDERE
Dario Violi è stato indicato come candidato alla presidenza della Regione da meno di 800 sostenitori del Movimento 5 stelle. Numeri che scatenano puntualmente il sarcasmo degli avversari sui grillini. Ma siamo davvero sicuri che gli altri partiti possano prendersi gioco del M5s? Lo spettacolo offerto dalle forze politiche a Bergamo sta scalando nuove vette del grottesco. Il Pd chiede che siano le diverse zone della Provincia a indicare nomi per le Regionali ed ecco che Bisanzio si materializza: candidate conosciute (chi più, chi meno) nella Bassa acclamate dalla Val Cavallina, renziani di città che convergono su nomi di area Orlando per ostacolare ex compagni di corrente. La Lega dà la possibilità al territorio di esprimere una cinquantina di proposte: il listone iniziale conterrà una decina di nomi forti, quelli che si fanno da mesi, e che alla fine — diciamo al 90% — verranno realmente candidati (e in posizioni eleggibili). A Forza Italia bisogna riconoscere l’attaccamento alla tradizione: decide Berlusconi, come sempre, punto (così come nella Lista Gori decide Gori, anche quando si tratta di fare scelte che mettono in difficoltà il Pd). Cinque anni fa i democratici fecero delle primarie volanti per le liste parlamentari e ci furono delle vere sorprese. Sembra passato un secolo. Ai tempi del Rosatellum si decide quasi tutto a Roma e a Milano: chi ha le spalle larghe ce la fa, chi non è d’accordo col metodo può giusto sottoscrivere un appello al rinnovamento. No, neanche la parola rottamazione si usa più.