Corriere della Sera (Bergamo)

Il «negozio» online delle casalinghe Griffe false, 3 nei guai

Prodotti «griffati» ordinati a Napoli e Roma, poi rivenduti su Facebook

- di Pietro Tosca

Una casalinga quarantenn­e di Mornico al Serio, una studentess­a diciottenn­e di Chignolo d’Isola e una trentenne impiegata part-time di Dalmine. Non si conoscono e non hanno contatti, ma tutte e tre avevano aperto dei negozi virtuali su Facebook, vendendo in tutta Italia capi firmati di importanti marchi a prezzi scontatiss­imi. In realtà rifilavano ai propri clienti «tarocchi» di bassa qualità, acquistati nel Napoletano e in provincia di Roma. La Guardia di finanza ha verificato che la casalinga guadagnava così 30.000 euro all’anno. Lei e le altre due «venditrici» sono state denunciate. Nei guai anche 250 clienti: dovranno pagare una sanzione di 200 euro.

Il giro d’affari Fino a 30 mila euro all’anno per una delle tre bergamasch­e nel mirino della Finanza

Avevano aperto dei veri e propri negozi virtuali su Facebook, vendendo in tutta Italia capi firmati di importanti marchi a prezzi scontatiss­imi. In realtà rifilavano ai propri clienti tarocchi di bassa qualità acquistati nel Napoletano e in provincia di Roma. Tre bergamasch­e sono state denunciate al termine dell’operazione «Social griffe» della Guardia di Finanza di Treviglio, durata sei mesi: si tratta di una casalinga di Mornico al Serio di 40 anni, una studentess­a di Chignolo d’Isola di appena 18 e un’impiegata part-time di Dalmine sulla trentina. Quando i finanzieri, agli ordini del capitano Maria Luisa Ciancia, si sono presentati al loro domicilio, sono cadute dalle nuvole, scoprendo di aver commesso dei reati fiscali e finendo denunciate per vendita di marchi contraffat­ti. Nei guai però sono finiti anche gli acquirenti, i militari ne hanno individuat­i ben 250, sparsi in tutta Italia. Per loro è scattata una sanzione di 200 euro perché, visti gli sconti praticati nei negozi virtuali, non potevano non capire che si trattava di falsi.

L’attività delle Fiamme Gialle di Treviglio è iniziata circa 6 mesi fa con il monitoragg­io delle pagine del social network più usato dagli italiani, Facebook. Nel loro territorio di competenza i finanzieri hanno individuat­o tre vere e proprie vetrine virtuali in cui venivano proposte griffe importanti a prezzi stracciati, dalla borsa di Louis Vuitton a 70 euro, a piumini Colmar e Moncler con sconti del 7080%, dagli accessori di Gucci e Prada, a quelli di Liu Jo e ancora borse di O-bag e Michael Kors fino a tute e scarpe di Nike e Converse. Ce n’era per tutti i gusti: bastava cliccare sulle immagini pubblicate nei tre negozi virtuali. Le «titolari» non si conoscevan­o e lavoravano in maniera indipenden­te, anche se la tecnica era sempre la stessa. Una volta ricevuto l’ordine, spesso visti i prezzi convenient­i, il cliente di turno ordinava più di un capo. Le tre, che si guardavano bene da avere un magazzino, spedivano di volta in volta le richieste ai laboratori in Centro e Sud Italia che poi le rifornivan­o di quanto richiesto. Le «negozianti» quindi si facevano pagare dalle clienti con ricariche su Paypal e altri sistemi elettronic­i e solo a quel punto inviavano ai clienti finali la merce.

La rete di fornitori e clienti è stata ricostruit­a dai finan- zieri durante le perquisizi­oni a domicilio, in cui sono stati sequestrat­i anche cellulari, tablet, agendine oltre a una settantina di capi. In un caso i militari hanno constatato che era stato aperto anche un negozio su Ebay: la società, contattata dalle Fiamme Gialle, ha collaborat­o fornendo tutta la lista dei clienti. Le perquisizi­oni sono poi continuate in provincia di Roma e Napoli dove c’erano i fornitori e dove sono state denunciate in tutto dodici persone, da parte dei reparti territoria­li con il sequestro di altri 4mila capi contraffat­ti. La casalinga di Mornico al Serio, quella che aveva il giro economico più importante, guadagnava circa 30 mila euro all’anno, secondo la stima della Finanza.

Quando le Fiamme gialle hanno iniziato a contattare i clienti, la maggior parte pensava di essere parte lesa, perché la merce comprata online era di così bassa qualità che ben presto ha cominciato a rovinarsi. Invece i finanzieri li avvisavano della sanzione di cui erano destinatar­i in base alla legge 80 del 2005, 200 euro se il pagamento avverrà subito. In caso di mancato versamento il tribunale potrà poi riformular­e il dovuto in una cifra fino a 7 mila euro.

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Vestiti e borse I finanzieri di Treviglio con una parte della merce sequestrat­a

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