Anni e anni di Suv, ora il treno Perché il tempo non ha prezzo
Èfantastico. Tu fai una cosa. La fai perché ne sei convinto. La trovi coerente col tuo sistema di vita e di pensiero. Te ne freghi se non è di moda e non ti curi di tutti quelli che storcono il naso e scuotono la testa. Poi arriva un bel giorno e quelli con naso storto e testa scossa ti si parano davanti e con paroline appropriate vengono a spiegarti le cose che tu hai capito e pratichi da vent’anni, come se le avessero scoperte loro. È come se Re Erode, quello della strage degli Innocenti, pretendesse di spiegare ai Re Magi il senso del Natale. Il mio Erode 2017 è un vecchio conoscente vittima per anni d’un grave handicap. Non riusciva a muoversi se sotto le chiappe non aveva un gippone tedesco. Rigorosamente nero, con interni in pelle beige e sul retro 4 marmitte cromate. Lunedì sera me lo ritrovo con le chiappe appoggiate sulla finta pelle blu del Vivalto. Preoccupato, gli chiedo subito notizie del Suv. «Che ci fai qui, hai scassato la macchina?». Mi guarda e come un Buddha pervaso di saggezza sorride. «Macchina? Che macchina? — sussurra —. Sei rimasto indietro, amico mio. Vedi, è tutta questione di tempo. In treno posso lavorare, leggere, se voglio anche dormire. Qui il mio tempo acquisisce valore. In auto, costretto con le mani sul volante e gli occhi sulla strada, quel valore si perde. E oggi, caro mio, il tempo guadagnato è la nuova moneta». Sgrano gli occhi e lo fisso incredulo. «Sì, capisco», riprende il mio Erode, «tanti rimangono schiavi di vecchie abitudini e non ci arrivano. Ma tra l’altro, e non dimenticarlo, c’è anche un tema di sostenibilità ambientale…». Guardo fuori. Fa già notte. La stella cometa si accende per tutti. Il problema è che ognuno la vede quando vuole. E quando la vede è convinto di essere il primo.