Corriere della Sera (Bergamo)

Orologi e gioielli Furto sventato a villa Pesenti

Vivono a Grassobbio. Una, tre figli e incinta, aveva appena finito di scontare i domiciliar­i

- Ubbiali

In una federa avevano messo orologi di lusso e gioielli per mezzo milione. Ma il furto nella villa di Carlo Pesenti è stato sventato dalla polizia. Due arrestate: una aveva appena terminato i domiciliar­i per furto.

Rolex, Patek Philippe, Breguet e gioielli, tra cui un collier con diamanti. Il bottino, valore 500.000 euro secondo un primo conteggio, era già nel sacco, la federa di un cuscino. Ma alla vigilia di Natale, il furto nella villa di Carlo Pesenti, consiglier­e delegato di Italmobili­are, in via San Sebastiano, sui colli di Città Alta, è stato sventato. Gli agenti delle volanti, allertati dall’allarme arrivato alla vigilanza, sono stati più veloci di Lella Pupini e Roberta Taskovic, 23 e 18 anni, e le hanno arrestate per tentato furto. Colte sul fatto e filmate dalle telecamere che puntano sulla villa mentre una forzava il cancello e l’altra faceva da palo.

Vivono a Grassobbio in un campo privato recintato. «Non è un campo nomadi, abbiamo delle case», hanno precisato ieri mattina al processo per direttissi­ma. La più grande, mamma di tre bambine e incinta di poche settimane, con una sfilza di precedenti penali per furti in casa, aveva terminato di scontare una detenzione domiciliar­e quattro giorni prima. «Non si può negare l’evidenza, chiedo solo di tornare a casa dai miei figli», ha invocato al processo.

Il giudice Stefano Storto l’ha messa ai domiciliar­i per via della gravidanza documentat­a da un certificat­o medico, anche se ha riconosciu­to «l’elevatissi­mo» pericolo di reiterazio­ne del reato e anche se il pm aveva chiesto il carcere per «l’eccezional­e rilevanza» dell’episodio unito ai precedenti. Per la più giovane, con la fedina penale immacolata con quel cognome, ha disposto l’obbligo di dimora. Il pm aveva chiesto il carcere anche per lei, che in aula ha cambiato cognome due volte e ha chiesto all’amica dei suggerimen­ti, subito stoppati dal giudice, come se non sapesse di preciso come si chiama. Ha detto di essere nata nel 2000 ma dalle radiografi­e risulta avere almeno 18 anni.

Entrare in una villa come quella dei Pesenti non è facile. Bisogna saper maneggiare i cacciavite per aprire i cancelli elettrici e le serrature di porte massicce. Sabato pomeriggio, dopo le 16, le telecamere hanno ripreso le due ragazze in via San Sebastiano mentre compivano diversi tentativi per entrare. Capelli raccolti in una coda, una bionda più bassa e una mora più alta, quando spuntava qualcuno facevano finta di passeggiar­e. Poi sono arrivate fino al cancello della villa, in cima a una scalinata di pietra. Hanno citofonato per controllar­e se in casa ci fosse qualcuno. In quel momento la famiglia era fuori così le due hanno avuto campo libero. Una ha telefonato con il cellulare, non è dato sapere se per ricevere istruzioni. Poi, mettendo mano alle pompe dell’olio, sono riuscite ad aprire il cancello. E l’ingresso, facendo forza, prima insieme e poi solo una, mentre l’altra faceva avanti e indietro per controllar­e l’esterno.

Non possono aver ignorato che una casa sui colli avesse un sistema di allarme. Devono aver pensato che avrebbero avuto il tempo di rubare e scappare, ma hanno fatto male i conti. Il pm ha chiesto la condanna a due anni. Il loro avvocato Mario Marchetti, di Cittadella (Padova), il minimo della pena e di tenere conto dell’incensurat­ezza per la diciottenn­e. Il giudice ha deciso 23 mesi per l’una e 16 per l’altra.

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Una delle due al cancello della villa
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