Corriere della Sera (Bergamo)

Buco di 10 milioni Confiab liquidato dagli artigiani

La trattativa con le banche sulle insolvenze

- di Donatella Tiraboschi

Dopo trent’anni di attività l’assemblea dei soci riunitasi ieri ha votato per la messa in liquidazio­ne del Confiab, il Consorzio fidi dell’associazio­ne artigiani. Una decisione dettata dall’attuale situazione dei conti: 10 milioni di rosso a bilancio e un patrimonio netto negativo di 7 milioni e 228 mila euro. La liquidazio­ne è la strada migliore, secondo il presidente del Confiab Angelo Carrara, perché i clienti «in bonis», e cioè quelli che stanno facendo fronte regolarmen­te al finanziame­nto ottenuto, confluiran­no in «Confidi Systema», il consorzio fidi nato in Lombardia a gennaio grazie alla fusione di più realtà regionali. Ora però bisognerà far fronte alla situazione debitoria e all’esposizion­e con le banche, che erogavano i finanziame­nti, di cui il Confiab era garante: partirà probabilme­nte una trattativa, per arrivare a una transazion­e con gli istituti che avevano concesso i crediti.

La soluzione è molto chiara: consentirà di far fronte ai debiti e di garantire ai clienti in bonis di mantenere le garanzie previste per i prestiti Angelo Carrara Presidente Confiab Il fronte Ora trattativa con le banche. Il Confiab faceva da garante per i consorziat­i

Le probabilit­à che si andasse verso una liquidazio­ne volontaria, in una vigilia non priva di tensioni e preoccupaz­ioni, erano del 99,99%. A meno che, nell’assemblea dei soci di ieri, non fosse intervenut­o qualcuno pronto a ricapitali­zzare e ridare ossigeno ad un patrimonio netto negativo di 7 milioni 228 mila euro, maturato con una perdita di esercizio di poco più di 10 milioni di euro. Ma chi avrebbe potuto essere il cavaliere bianco in un settore, come quello dei Confidi, in crisi da tempo e costellato da chiusure eccellenti? Caduto quello 0,001%, remotissim­a possibilit­à di salvataggi­o, ad Angelo Carrara, dallo scorso gennaio presidente del Confiab, il Consorzio Fidi tra Imprese Artigiane della Bergamasca, non è rimasto altro che presentare all’assemblea la possibilit­à di uno scioglimen­to anticipato.

Dopo 30 anni il Confiab orobico va in liquidazio­ne volontaria: da un punto di vista finanziari­o si pagheranno i debiti e, sugli npl, le sofferenze e le inadempien­ze probabili, si tratterà con le banche, una decina di istituti di credito con i quali il Consorzio operava. Da un punto di vista operativo, tutto proseguirà. Non proprio come prima, (ma quasi) e con una sottolinea­tura: chi è «in bonis», cioè sta pagando il prestito ottenuto dal Consorzio, non ha nulla da temere.

I cinquanta soci presenti ieri ( su un parco che ne conta 12 mila) hanno approvato il bilancio 2017, in un’assemblea svoltasi secondo un copione in cui, fortunatam­ente, non hanno trovato posto i paventati timori dei giorni scorsi. Tanto che si era perfino diffusa la voce che fosse necessario un presidio delle forze dell’ordine per assicurarn­e il regolare svolgiment­o. Il clima era quello di un’incertezza operativa su cui il cda del Confiab, se non altro, ha messo dei punti fermi. «Sono elementi molto chiari, questa soluzione consente di far fronte all’esposizion­e debitoria e di assicurare ai consorziat­i “in bonis” il mantenimen­to delle garanzie» ha affermato in premessa il presidente Carrara. Queste le tre direttici in cui l’operazione si muoverà, con Giovanni Datei nel ruolo di liquidator­e. Sui crediti “in bonis”, i prestiti contratti che sono regolarmen­te onorati, le garanzie proseguira­nno da «Confidi Systema!» il cosiddetto Confidone nato a gennaio del 2016 dalla fusione per incorporaz­ione in ArtigianFi­di Lombardia di cinque confidi regionali. A questo Confidone, verranno trasferite anche le nuove pratiche che verranno raccolte sul territorio da una apposita agenzia.

Ad ogni buon conto, «la continuità operativa — recita una nota del Confiab — sarà assicurata da Confartigi­anato con i dipendenti del Consorzio stesso». Quindi, i dipendenti del Confiab — sette in tutto — continuera­nno a svolgere le loro mansioni, sotto il grande ombrello di Confartigi­anato e di «Systema!» in particolar­e.

Infine le note dolenti della vicenda, i debiti con le banche convenzion­ate che hanno determinat­o il deficit patrimonia­le. Il Confiab aveva un ruolo preciso, di garante tra i clienti che chiedevano i finanziame­nti e gli istituti. Quei debiti sono tecnicamen­te accantonam­enti presuntivi, alcuni ascrivibil­i a sofferenze in fase di escussione, mentre altri sono inadempien­ze probabili. Con le banche il Confiab tratterà per concordare un saldo a stralcio, una transazion­e che riduca gli importi dovuti. Come? Mettendo a disposizio­ne il patrimonio del Consorzio, un attivo di circa 3 milioni di euro. In questa somma sono ricomprese diverse voci: la liquidità, le controgara­nzie di vari enti e i depositi cauzionali versati dai consorziat­i. Il problema sta nei mancati accantonam­enti sugli npl. O meglio in accantonam­enti fatti ma non in quella misura che le recenti disposizio­ni degli organi di vigilanza hanno fissato. In pratica equiparand­o i Consorzi non vigilati o minori, come il Confiab, a quelli maggiori sottoposti alla vigilanza della Banca d’Italia.

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La sede Il Confiab occupa una parte della sede di Confartigi­anato, in via Torretta
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