Corriere della Sera (Bergamo)

L’intitolazi­one del parco a Martin Lutero Una scelta che divide

- Antonio Belotti* Giornalist­a

Caro direttore, il plauso espresso nell’articolo di fondo di domenica all’intitolazi­one del parco della Trucca a Martin Lutero pare condivisib­ile solo in parte. Non si negano certo alcuni meriti dell’ex frate agostinian­o, primo tra tutti, come ricordava nel suo magistrale saggio su «Vita e Pensiero» il nostro compianto monsignor Alberto Bellini, l’aver affermato con decisione l’autonomia dell’autorità politica rispetto alla Chiesa.

Ma l’intitolazi­one civica dovrebbe attribuirs­i ad una positiva valutazion­e non tanto della sua controvers­a teologia quanto del suo complessiv­o apporto alla costruzion­e di una moderna

civitas, contributo ritenuto peraltro anche all’interno delle chiese evangelich­e piuttosto imbarazzan­te. «Il governo terreno è un’istituzion­e divina», dice Lutero; ragion per cui i sudditi devono sempre obbedire, anche se il superiore è un tiranno e ha commesso ingiustizi­e. «La giustizia vuole che i sudditi stiano tranquilli e sopportino tutto senza rivoltarsi».

E allora se la compagine di sinistra che regge Bergamo ritiene Lutero degno di apologia, butti a mare Matteotti e tutta la Resistenza contro il nazifascis­mo. E inghiottis­ca la sua ricetta per ripulire la Germania dalla «piaga giudaica»: dar fuoco alle sinagoghe, abbattere le case degli ebrei, distrugger­e i loro scritti, confiscare il loro denaro e uccidere i rabbini. (E quando poi Adolph Hitler definirà gli ebrei «vermi che si annidano nei cadaveri in dissoluzio­ne» e passerà a vie di fatto si capisce fin troppo bene chi gli sia stato maestro).

Senza motivazion­i più spassionat­e di quelle finora prodotte, la targa alla Trucca creerebbe solo ulteriori divisioni. Non sembra il caso.

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