Fotografia in Rete con 190 trofei Rischio maximulta
Centonovanta anatre allineate sul pavimento di un capannone e tre cacciatori in posa con i fucili imbracciati. La foto in Rete sta facendo indignare non solo gli animalisti ma anche moltissimi cacciatori che rispettano le regole.
Centonovanta anatre, ammazzate a fucilate e poi stese fino a coprire il pavimento di un capannone, per fotografarsi e vantarsene in Internet. Fa una certa impressione l’immagine scattata da tre cacciatori di Lovere che sta facendo indignare non solo gli animalisti ma anche molti cacciatori, e che ha messo in moto le guardie del Wwf e la polizia provinciale. Mercoledì i tre sono scesi sulle rive del Po nel Cremonese, dove da tempo i cacciatori locali si lamentano delle incursioni di bergamaschi e bresciani. Poi, incuranti del limite di dieci capi a testa previsto dalle norme, hanno sparato a ogni anatra entrata nel loro mirino. Infine le hanno allineate tutte insieme per la foto, postando la foto su Internet con il titolo «Caccia alle anatre sul fiume Po n. 190». I primi a criticarli sono stati i loro stessi amici. Ed è stato proprio un loro conoscente a scrivere al Wwf di Cremona: «Ci ha spiegato di essere un cacciatore ma che vedere una scena del genere fa fare una brutta figura a coloro che invece si attengono alle regole — spiega la guardia venatoria cremonese Filippo Bamberchi —. Abbiamo passato foto e nomi alla polizia provinciale, che ora sta cercando di risalire ai tre». Due di loro sono stati identificati, e si sta cercando di dare un nome al terzo. Rischiano la revoca della licenza, la sanzione di 1.500 euro per ogni capo abbattuto e forse anche una denuncia penale. «Potranno anche dire di avere abbattuto le anatre in un’azienda faunistico-venatoria, dove non ci sono limiti — spiega la delegata regionale del Wwf, la bergamasca Paola Brambilla —. Ma a parte che ci sarebbe poco da vantarsi perché è come sparare alle galline in un pollaio, dovrebbero mostrare le ricevute». Il post è stato cancellato, ma l’immagine (con i volti oscurati) ha iniziato a circolare in Rete suscitando commenti anche feroci da parte degli animalisti. «È una strage senza giustificazione, uccidendo maschi e femmine e mettendo a rischio la sopravvivenza della specie —. aggiunge Brambilla — Il tutto commesso non da bracconieri ma da cacciatori in regola che però non rispettano le norme».