Gli anarchici: no processo bis
Gli ecologisti hanno espiato le pena in Svizzera per l’esplosivo. Respinto il ricorso della procura di Torino
Cassazione: già condannati in Svizzera, non lo saranno a Torino.
Un passaggio riassume bene le sette pagine di sentenza della Cassazione: «L’unica azione che è avvenuta in Italia è il viaggio da Bergamo alla Svizzera». Quindi, è la decisione, Silvia Guerini, il suo compagno Gilberto Pagani e il ticinese Luca Christos Bernasconi, che in Svizzera hanno già scontato in carcere pene dai 3 anni ai 3 anni e 8 mesi per atti terroristici con esplosivo, non possono essere processati anche in Italia.
Caso chiuso. La procura di Torino ha così perso il ricorso contro la sentenza con cui già il tribunale piemontese aveva dichiarato il difetto di giurisdizione. Il pm Enrico Arnaldi Di Balme aveva chiesto la condanna a 5 anni e 4 mesi per la coppia, 34 e 39 anni, e a due mesi in più per lo svizzero. Perché, ed è anche il motivo del ricorso, ha sostenuto che una parte dei reati fosse stata commessa in Italia. Lo stoccaggio dell’esplosivo, per esempio, in Valchiusella.
Il 15 aprile 2010, quella che nove anni prima era finita sui muri di Bergamo con l’invocazione «Silvia libera» dopo l’arresto per un attentato incendiario a un traliccio della Maresana, viene arrestata vicino a Zurigo. Sull’auto su cui viaggia con gli altri due, la polizia cantonale trova cartucce di eurogelatina, bombole di gas, taniche di benzina, una miccia e volantini per la rivendicazione di un attentato esplosivo al centro di ricerca di nanotecnologia di Ruschlikon, vicino a Zurigo, a quel punto fallito. Già condannati in Svizzera nel 2013, due anni dopo vengono rinviati a giudizio a Torino con l’accusa di atti terroristici, porto e trasporto di materiale esplodente, e ricettazione. Il tribunale chiude accogliendo la linea difensiva (avvocati Claudio Novaro di Torino e Gilberto Pagani di Milano). Il pm non si rassegna, per una serie di motivi. La miccia trovata ai tre, ritenuti attivisti del movimento ecologista radicale Earth liberation front, è uguale a quella rubata in una ditta di Fiorenzuola. E i candelotti sono dello stesso lotto di quelli usati per due attentati falliti, all’Istituto sperimentale zootecnico di San Cesario sul Panaro (Modena) e a un traliccio della linea La Spezia Camaiore (Lucca) nel 2006 e nel 2008. Il tribunale di Torino, però, conclude che non è stato possibile accertare «dove e in che modo gli imputati abbiano reperito gli esplosivi e il resto del materiale né che gli stessi abbiano trasferito dall’Italia alla Svizzera tali beni». La Cassazione concorda e definisce quelle del pm «ipotesi alternative, che seppur astrattamente formulabili, risultano prive di qualsiasi concreto riscontro nelle risultanze processuali». Della ricostruzione della procura rimane il punto di partenza, il 14 aprile 2010, da Bergamo. Ma «il viaggio in quanto tale — si legge nella sentenza — non può considerarsi un frammento della condotta rilevante ai fini del radicamento della giurisdizione». In sostanza, è una condotta neutra.