San Vigilio, dal degrado al rilancio
La battaglia per la vendita della Casa del Custode. «Solo così avremo risorse per il recupero»
È nel punto più panoramico di Bergamo, ma è dimenticato. Il castello di San Vigilio è sospeso tra degrado e rilancio. È l’unico angolo delle Mura patrimonio dell’Unesco ancora di proprietà del Comune, che vuole vendere la Casa del Custode. Alcuni gruppi consiliari si oppongono, ma con la vendita l’amministrazione avrebbe risorse per il recupero.
Rappresenta l’ultimo baluardo di Bergamo. Non solo geograficamente parlando. Il Castello di San Vigilio, nel punto più alto e panoramico della città, resta il solo angolo delle Mura patrimonio dell’Unesco di proprietà comunale. Non è poco, anzi è moltissimo. È un tesoro. Il primo progetto risale al Medioevo, forse addirittura all’epoca romana. I veneti vennero poi. È un tesoro, però, semi abbandonato. E così il paradossale destino di uno dei luoghi più suggestivi di Bergamo ha dato vita a una non meno bizzarra «alleanza» tra Lega e sinistra contro la decisione dell’amministrazione Gori di vendere uno degli edifici costruiti sugli storici bastioni.
È la Casa del Custode, una delle casermette austriache poi trasformate in abitazione: 300 metri quadrati, che già rischiavano d’essere venduti. La prima asta, per 1.800.000 euro, è andata deserta l’estate scorsa. Poi, l’appello bipartisan, portato in aula, con doppio emendamento bocciato, dai consiglieri Luisa Pecce (Lega) ed Emilia Magni (Sinistra unita per Bergamo). Quest’ultima ha fatto sua la proposta partita dal gruppo di cittadini nato proprio per rilanciare il Castello. Referente è Francesco Macario, assessore al Patrimonio della giunta Bruni, esponente di Rifondazione comunista e innamorato di San Vigilio dai tempi del liceo. Galeotte furono le lezioni dell’architetto Gian Maria Labaa, anche lui tra i sostenitori dell’iniziativa con Luigi Valsecchi e il suo gemellaggio parigino: da anni porta studenti francesi in città per elaborare idee sul Castello. «Siamo in 25, tutti professionisti e artisti, che hanno dato la propria disponibilità a predisporre un progetto d’uso — spiega Macario —. A settembre avevamo chiesto all’amministrazione la disponibilità della Casa del Custode e che ne venisse bloccata la vendita per un anno, in modo da darci il tempo di capire se può rientrare in uno sviluppo futuro. È importante, perché, una volta ceduta, non si torna indietro. È un edificio dall’enorme valore: là sotto si trovano i resti della Cappella della Maddalena, che a lungo ha dato il nome a San Viglio. Risaliva al 780».
Il 19 dicembre, in Consiglio, l’assessore alla Riqualificazione urbana Francesco Valesini è stato chiaro, però: sulla vendita non si torna indietro. «Una scelta sciagurata — sostiene Macario — e motivata da due bugie: Valesini ha detto che la Casa del Custode non è compresa nei confini del castello e che è sempre stata privata. Non è così». La leghista Pecce riporta tutti al 9 luglio, all’Unesco: «Proprio ora che le Mura sono patrimonio dell’Unesco — evidenzia — la giunta vuole disfarsi di un immobile che rientra nella parte più antica, l’unica rimasta bene comunale». Padani e compagni battono sugli stessi concetti, ma non è che l’alleanza sia proprio alleanza. «La Casa del Custode è stata inserita nelle alienazioni da Tentorio e la Lega votò a favore», ricorda Macario.
Ci sono voluti tre anni, poi, perché la Sovrintendenza desse il suo benestare. I confini del Castello non erano chiari, è stato necessario ridefinirli per valutare se estendere il vincolo del 1949 anche alla Casa del Custode e all’edifico a fianco, dove sta per sorgere un hotel. «Il vincolo è stato esteso — conferma Valesini —, quello che intendevo dire in aula rispetto alla Casa del Custode è che, oltre a essere l’edificio meno antico, nella percezione di tutti non viene identificato col Castello. La nostra priorità è recuperare gli immobili più di valore, la Casa del Capitano e del Pittore». Per farci cosa è prematuro dirlo. Per ora, oltre a quella di un cen-
La nostra priorità è recuperare la parte più antica del Castello. Per farlo servono risorse, anche private. Il ricavato della vendita sarà un punto d’inizio Andrea Valesini assessore
tro studi internazionali sulle Mura, circola l’idea di un museo che faccia da «antenna» dei siti Unesco della Lombardia. «In ogni caso — osserva l’assessore alla Cultura Nadia Ghisalberti — sarà fondamentale coinvolgere la Fondazione Bergamo nella Storia con il suo Museo del Cinquecento». Recuperare la parte alta del Castello «richiederà un investimento importante — riprende Valesini — e una partnership privata. Serve un progetto che abbia una sostenibilità economica. Per questo, non vogliamo precluderci la possibilità di recuperare risorse, fermo restando che esistono vincoli sulla vendita». L’edificio dovrà, per esempio, rimanere fruibile all’esterno.