Nelle casermette nasce un hotel
Sul baluardo di San Vigilio svetta la gru del cantiere di un nuovo hotel. È la sfida (quasi) vinta della famiglia Zani. Nove camere con un panorama unico. Ma tutt’intorno è desolazione e abbandono.
I due turisti spagnoli passeggiano mano nella mano alle 11 di un giovedì. Chiedono una foto ricordo. Ecco, non dalla parte dell’antenna, «please». Scelgono lo sfondo con la neve e poi provano a capire che montagne sono quelle che porteranno per sempre nei loro ricordi. Il Resegone, l’Alben, l’Arera. In tre anni è l’unico cambiamento al belvedere di San Vigilio: il totem del Cai con i nomi delle vette che circondano la città. E le regalano bellezza. Anzi, no. È sparito il foglio plastificato, stile avviso in bacheca, che indicava l’ingresso al castello.
È tutto fermo, quassù, tristemente fermo, perché la Casa del Capitano, la più antica, costruita tra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600, è agibile solo a metà, e quella del Pittore è crollata proprio. I locali sono protetti da una copertura in lamiera. Il panorama verso città bassa sono ruderi e ponteggi, transenne e gru. Sono anche antenne, come quella della polizia locale, alta nove metri, ancorata alla facciata in pietra della Casa del Capitano. I cavi li hanno infilati nelle finestre. Era stata autorizzata il 2 novembre 2010 dalla Sovrintendenza, anche se non si è mai capito come sia stato possibile. L’assessore alla Riqualificazione urbana Francesco Valesini torna a ribadire che l’intenzione è rimuoverla, ma fa capire che lo si farà contestualmente al recupero dell’edificio, perciò chissà quando.
La gru. Non sarà piacevole alla vista, ma intanto sta trasformando in realtà l’unico progetto partito tra i confini della roccaforte. È un hotel quattro stelle, il sogno che Piero, Paolo e Luigi Zani, i fratelli dello storico ristorante pizzeria San Vigilio, hanno iniziato a maturare nel 2007 quando hanno acquistato da una famiglia milanese l’unico dei quattro immobili del castello rimasto privato. È il secondo che si incontra salendo la scaletta verso il belvedere, sulla sinistra, e ospiterà nove stanze. «Si chiamerà “Resort San Vigilio-hotel del Castello” e contiamo di inaugurarlo entro l’inizio dell’estate prossima», racconta Luigi Zani. La formula sarà quella del pernottamento e prima colazione con affacci mozzafiato praticamente da ogni finestra e finestrella, e dal giardino con pergolato disposto ai piedi di una delle torri del castello, sotto la Casa del Capitano. La struttura è composta da due edifici separati, su due piani. «Erano le casermette dove erano sistemati i soldati — spiega Zani —, abbiamo eseguito un restauro conservativo nel rispetto della storia di questo luogo». Per esempio, una parte delle stanze ha volte in cotto. In un caso, metà in cotto e metà in pietra, «perché qui iniziava la ghiaccia». Tutti i pavimenti sono in legno, alcuni spazi hanno soffitti con travi anche originali. Nel cortile, che è ancora un mezzo cantiere, resistono i quattro tigli e, nascosta in un angolo, una fontana con lo stemma del Contarini. A disposizione dei clienti ci saranno garage, sala colazione con camino, vari salottini per il relax e due camere con vasca da bagno, «perché i giapponesi la preferiscono alla doccia». Un investimento fatto (anche) col cuore. La famiglia Zani ha sempre vissuto e lavorato a San Vigilio. Il ristorante pizzeria era una salumeria prima degli anni ‘70: «È stata una follia — assicura Luigi Zani —, anche perché siamo in ballo da dieci anni».
Cosa pensano delle condizioni del castello? «È lì da vedere — risponde Piero Zani —, da tempo insisto anche perché si valorizzi la funicolare, prolungando l’orario serale quando si allungano le giornate. La biglietteria automatica, poi, sembra un pezzo d’antiquariato». Provare per credere: accetta solo monetine. «Siamo pronti a fare valutazioni sul periodo estivo — risponde l’assessore alla Mobilità Stefano Zenoni —, ma la funicolare ha costi che vanno ponderati, purtroppo ci sono dei limiti». Vero è che l’amministrazione ha aggiunto le corse in pausa pranzo (prima c’era uno stop) e che quando Città Alta è chiusa al traffico, la chiusura è posticipata: «Non escludo che il turismo possa fare da volano», aggiunge l’assessore senza sbilanciarsi su soluzioni adottate in città come Venezia, dove esistono tariffe ad hoc per chi visita la città.