Corriere della Sera (Bergamo)

Derubata disattenta? Sconto al ladro

La Corte di Cassazione toglie l’aggravante della destrezza: pena da abbassare

- Giuliana Ubbiali gubbiali@corriere.it

Se il ladro approfitta della disattenzi­one della vittima senza doversi ingegnare troppo, il furto è commesso senza destrezza. È l’orientamen­to della Cassazione che ha annullato la condanna del tribunale di Bergamo, confermata in Appello, nei confronti di una cinquanten­ne. L’imputata ha sfilato il portafogli­o da una borsa, sul carrello del supermerca­to. Non è stata particolar­mente abile, ha colto al volo l’occasione. Aggravante annullata, la pena è da ricalcolar­e.

Il furto è aggravato se viene elusa la sorveglian­za del proprietar­io Sezioni Unite Cassazione

Il buon senso suggerisce di tenere la borsetta al collo anziché nel carrello della spesa, o comunque ben sorvegliat­a, mentre ci si aggira tra gli scaffali del supermerca­to. Se si dovesse subire un furto mentre si è distratti tra formaggi e salumi, il ladro verrebbe condannato senza l’aggravante della destrezza. Che fa una bella differenza: da sola può far aumentare la pena compresa tra 6 mesi e 3 anni al range da 2 anni a 6. L’ha deciso la Corte di Cassazione, il vangelo del diritto, che ha annullato una sentenza per furto di portafogli del tribunale di Bergamo, del 2014, confermata in appello, nel 2016.

Ha eliminato l’aggravante e ha rimandato ad altri giudici dell’appello la ridetermin­azione della condanna di E.Q., 51 anni, che aveva infilato la mano nella borsa di una signora, al supermerca­to, rubandole il portamonet­e. Era stata scoperta dalla sorveglian­za interna e l’aveva restituito alla proprietar­ia, ma il gesto dovuto più al fallimento del colpo che al pentimento non le ha risparmiat­o il processo, anche perché la derubata ha sporto querela. Il tribunale di Bergamo ha riconosciu­to la destrezza. L’appello, anche.

L’avvocato Sonia Bova ha impugnato la sentenza, tentando su più fronti di modificarl­a. Il fatto è di tenue entità, ha sostenuto, quindi non andrebbe nemmeno punito. Non così, invece, secondo la Cassazione.

Inoltre, è sempre la difesa, il portafogli è stato restituito e questo doveva pesare nel bilanciame­nto tra attenuanti e aggravante. L’aggravante, appunto, il nodo su cui il difensore ha avuto ragione. Ha sostenuto che non ci fosse perché l’imputata ha solo approfitta­to di un momento di distrazion­e della proprietar­ia della borsa. Si è limitata a cogliere l’occasione propizia, «una condotta ordinaria priva di connotati di rimarchevo­le efficienza aggressiva che caratteriz­zano l’aggravante».

Secondo il tribunale di Bergamo, invece, la condotta è «caratteriz­zata da una particolar­e accortezza e velocità, in quanto l’imputata ha approfitta­to della distrazion­e della persona offesa e del posizionam­ento del portafogli nel carrello».

Allora, cogliere l’attimo della distrazion­e altrui configura o no la destrezza? Fino alla scorsa primavera la risposta non era pacifica. Nemmeno le diverse sezioni della Cassazione erano d’accordo l’una con l’altra. La strada maestra è stata tracciata dalle Sezioni unite, che hanno aderito all’approccio interpreta­tivo della giurisprud­enza più recente e meno severo nei confronti dell’imputato.

Dunque, «la circostanz­a aggravante della destrezza sussiste qualora l’agente abbia posto in essere, prima o durante l’impossessa­mento del bene altrui, una condotta caratteriz­zata da particolar­e abilità, astuzia o avvedutezz­a ed idonea a sorprender­e, attenuare o eludere la sorveglian­za del detentore sulla res». Non basta, invece, che «si limiti ad approfitta­re di situazioni, non provocate, di disattenzi­one o di momentaneo allontanam­ento» del proprietar­io.

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