Corriere della Sera (Bergamo)

Botteghe storiche Alberghi e negozi resistenti al tempo

- di Gisella Laterza

Restano uguali nel mondo che cambia, si scrollano di dosso la polvere dei decenni, si riscoprono e si reinventan­o senza dimenticar­e chi sono. Sono le botteghe e le attività storiche, quelle che hanno almeno 50 anni e sono iscritte al registro apposito della Regione Lombardia. Ad oggi vantano questo titolo 114 locali in provincia di Bergamo (32 in città). Nel corso del 2018, secondo i dati forniti da Ascom, compiranno 50 anni altre 33 attività (4 a Bergamo, 29 in provincia), che potranno fare richiesta di iscrizione secondo le modalità descritte sul sito www.negozistor­icilombard­ia.it.

La baita Grone

Il nome della baita Tosca, a Grone, è stato scelto in onore della madre del fondatore, Angelo Pievani, padre dell’attuale titolare Gianluca Pievani. Angelo è scomparso alcuni anni fa e Gianluca si occupa della baita. Tra gli ospiti «ci sono stati anche i Pooh, negli anni ’70 — ricorda — che hanno girato il videoclip di “Canterò per te” sul lago d’Iseo, ad Adrara San Rocco e sui colli». Rievoca quei tempi come i migliori per l’hotel, gli stessi in cui è stata ospite anche un’altra cantante, Viola Valentino. Ora non è più così. «Persone dello spettacolo? Più viste. Però qui nell’83 è passato il Giro d’Italia». In quegli anni il piccolo paese montano ha vissuto una crescita. «Hanno costruito molto, soprattutt­o seconde case. Nei dintorni si andava a sciare, c’erano gli impianti di risalita. Adesso la neve non resiste più». Resiste l’hotel, che «dalla fondazione ha mantenuto l’aspetto originario. Abbiamo giusto ristruttur­ato le stanze e tolto le barriere architetto­niche». Con l’aeroporto «è aumentato il numero degli stranieri, da Belgio, Svizzera e Germania». Mai pensato di fare un altro mestiere? Di andare via? «Da giovane, forse. Ci ho pensato un paio di volte, ma non l’ho mai fatto. È un paesino di 50 anime, ma ne sono innamorato».

L’antiquario in centro

Chi non cambierebb­e mai mestiere, anche se negli anni il mestiere è cambiato, è l’antiquario Giorgio Scaccabaro­zzi, 70 anni, che ha una galleria in città, in via Vittorio Emanuele II, verso la funicolare. Varcando il cancello, sembra di entrare in un altro mondo, con questa casa circondata da alberi rampicanti che le si avvolgono intorno. «Questo era il laboratori­o di mio padre, che faceva arredament­i su misura». Il figlio ha iniziato presto a dedicarsi a un’attività tutta sua, «comprando da famiglie e case private. Mai stato un acquirente di aste». Quadri di pittori lombardi del ‘600 e del ‘700 che valgono una fortuna, mobili, dipinti, sculture di tutte le epoche. Spiega: «Di solito funziona così: la prima generazion­e acquista un bene, la seconda se lo gode, la terza lo rivende». Se questa sembra una regola generale, il mercato dell’antiquaria­to «ha subìto una flessione», dovuta soprattutt­o alla moda, «che premia l’arredament­o moderno. Il cliente medio dell’antiquario non c’è più. Ora, non dico che bisogna tornare alle case degli anni ’70, però…». Qualcosa è cambiato anche nel negozio. «Mia moglie cura una sezione di oggetti moderni, per la casa, che stanno andando bene». Un’attività di tutt’altro tipo in fase di ampliament­o è quella dell’autolavagg­io di Angelo Vaerini a Montello, «aperto da mio padre, che ora ha 75 anni», dice il figlio Marco, che recentemen­te si è ampliato a Trescore e a Casazza. «Ho iniziato a 7 anni, quando si faceva ancora tutto a mano — dice Marco —. Ora ne ho 47, ma la mentalità è rimasta la stessa». Aggiunge che «la crisi si è fatta sentire. Prima fuori si formavano colonne di macchine, ora non più da 4 o 5 anni».

L’ex garzone

Un altro ha cominciato da bambino e ha continuato. Francesco Marta ha 73 anni e quando ne aveva 11 ha iniziato come garzone in una bottega di fiori a Treviglio, addetto alle consegne. Dal ’68 ha un chiosco davanti al cimitero di Romano di Lombardia. «Mi aiuta mia figlia. Una persona sola non basta, perché si fa continuame­nte dentro e fuori, per sistemare i fiori sulle tombe». Considera: «Eh! La cultura di portare i fiori al cimitero sta un po’ calando. Ci sono meno “abbonament­i”, nel senso che fino a quattro o cinque anni fa capitava spesso che mi commission­assero, non so, due rami di crisantemi ogni due settimane. Ora meno». Parla con voce allegra e schietta di fiori e di morte, trattando entrambi allo stesso modo. Forse, a vederlo così, il passare del tempo non pesa. Dà valore alle cose.

Il fiorista «Una volta c’erano gli “abbonament­i”: due rami di crisantemi ogni 15 giorni. Ora non più» Alla baita Tosca di Grone Negli anni ‘70 sono stati ospiti i Pooh, che hanno girato il videoclip “Io canterò per te”. Sono innamorato di questo paesino di 50 anime Gianluca Pievani

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 ??  ?? Antiquario Giorgio Scaccabaro­zzi, titolare di una galleria in via Vittorio Emanuele, nei locali dove il padre aveva il laboratori­o di arredament­i. Sotto, la baita Tosca di Grone: prende il nome dalla madre del fondatore
Antiquario Giorgio Scaccabaro­zzi, titolare di una galleria in via Vittorio Emanuele, nei locali dove il padre aveva il laboratori­o di arredament­i. Sotto, la baita Tosca di Grone: prende il nome dalla madre del fondatore
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