A riposo Carlina, factotum nerazzurra
Atalanta, in pensione la storica centralinista: receptionist, dattilografa e interprete
Era stata assunta nel 1980, poco più che ventenne, da Franco Morotti. Dopo 37 anni di onoratissima carriera, Carla Marra, «la Carlina dell’Atalanta», va in pensione. Riservata e gentile, è sempre stata la centralinista tuttofare della società nerazzurra. «Sa parlare e scrivere in inglese — ricorda l’allora segretario Giacomo Randazzo —, il nostro intermediario con il mondo ai tempi era lei».
L’inglese Lo ha sempre parlato, all’inizio faceva lei da tramite con i calciatori stranieri Appena oltrepassato l’ingresso, bastava dare un’occhiata alla Carlina per capire che aria tirava Emiliano Mondonico ex allenatore
Sostiene uno dei suoi amici più cari, che quando, poco tempo fa, ha organizzato una festa in suo onore ne ha sentite su «una sfraca». Un sacco. Forse perché non si è esattamente trattato di un evento per pochi intimi, dal momento che per solennizzarlo gli ospiti attovagliati erano trecento. O forse la «sfraca» di miserie deriva dal fatto che la festeggiata non ami né party né sorprese, in quanto eventi lontani dalla sua proverbiale riservatezza. Che fa rima con gentilezza, correttezza e finanche timidezza.
Riservata, gentile, corretta e mite sono gli aggettivi che tratteggiano Carla Marra, per il popolo nerazzurro semplicemente la «Carlina dell’Atalanta», centralinista factotum della società. Per lei, biglietto da visita vivente della società nerazzurra, dopo trentasette anni di front office nelle varie sedi, dopo milioni di «Atalanta, buongiorno» e «Atalanta, buonasera attenda» e con tempi d’attesa alla risposta vicini allo zero, il 31 dicembre scorso è arrivata la pensione. Tristezza? Forse un pizzico, unita alla consapevolezza di anni di lavoro passati a far quel che si deve fare. Bene. Il «gancio» per il suo approdo, poco più che ventenne, in Viale Giulio Cesare, nel 1980, era stato l’allora ad nerazzurro Franco Morotti e nell’operatività della struttura nerazzurra (cinque persone in tutto) la sua presenza era già «multitasking». Receptionist, dattilografa, centralinista ed interprete-traduttrice. Una segreteria di direzione d’antan, insomma. «Sa parlare e scrivere in inglese — ricorda l’allora segretario Giacomo Randazzo — e questo ci era indispensabile quando trattavamo i calciatori stranieri. Il nostro intermediario con il mondo era lei. E con questo, potrei anche chiuderla qui». Ma come? Senza nemmeno un aneddoto? «Il fatto che, nei miei anni di permanenza all’Atalanta non ricordi nulla di particolare, significa una sola cosa — evidenzia Randazzo —: che Carla ha saputo interpretare in modo perfetto il suo compito. Senza mai uscire dalle righe e pestare i piedi a nessuno». Il biglietto ideale del dirigente nerazzurro dice così: «Carla, tu sì nu piez e core».
Un altro arriva da Emiliano Mondonico e dice: «Carlina, un’ innamorata dell’ Atalanta ». Tutto il mondo nerazzurro ha gravitato intorno a lei e il Mondo la rimette là, dove è sempre stata. «Appena oltrepassato l’ingresso della società, bastava tirare un’occhiata alla Carlina per capire che aria tirava». Il termometro e il barometro dell’Atalanta erano i suoi occhi vispi, nelle sue orecchie finivano un bel po’ di storie. Ascoltarle faceva parte del suo ruolo, tenersele per sé, pure. Sentire e non ridire è un buon servire, dice il proverbio. Cassaforte Carlina. O più semplicemente forte. Più forte di chi avrebbe voluto sostituirla («mi opposi fermamente», ricorda Randazzo) e delicatissima in questo esserci e non esserci, come estremo fascino della discrezione. Quando Francesca Ruggeri, che le manda il suo «grazie» prende le redini della società, Carlina le tiene fino a sera inoltrata il piccolo Tommaso finché le riunioni non finiscono. Cascasse il mondo, il 14 ottobre di ogni anno, la Carlina la chiama. È il giorno di nascita di papà Ivan. Per questo e molto altro ancora, queste poche righe, che avranno il potere di indispettirla, si giustificano. Perché, Carlina, scriverle? Perché, come ti ha detto l’amico insaccato di miserie, te le meriti.