Corriere della Sera (Bergamo)

Non solo successi Come e perché si lascia la carriera

Le storie di giovani atleti che dopo l’under 23 non riescono a realizzars­i e trovano un nuovo lavoro

- Roberto Amaglio

Il primo contratto da profession­ista, il debutto nelle corse vere, la realizzazi­one di un sogno cullato da quando erano bambini: questo il percorso di Paolo Savoldelli, Ivan Gotti, Marco Pinotti e tanti altri giovani in sella che, a 23 anni, sono riusciti a muovere i primi passi nella massima categoria del ciclismo, ponendo le basi per le loro straordina­rie carriere: fama e vittorie dopo tante fatiche e incognite.

Dall’epoca di quei grandi campioni bergamasch­i, ammirati a livello nazionale e internazio­nale, la porta d’accesso al profession­ismo si è però ristretta sensibilme­nte, tanto da imporre ai giovani atleti riflession­i da fare al momento giusto, senza perdere troppo tempo: sempre più spesso i ciclisti a 23 anni sono costretti a riporre i loro sogni nel cassetto, giusto a un passo dall’obiettivo.

Un’esperienza che quest’anno è toccata anche a tre dilettanti bergamasch­i: Simone Guizzetti, Pietro Andreolett­i e Simone Bettinelli. I tre atleti del Team Colpack, giunti al termine del loro quadrienni­o da under 23, non trovando un contratto da profession­ista hanno preferito attaccare la bicicletta al chiodo. «È stata una decisione sofferta, ma ponderata», dicono in coro. «Ho dato il massimo in questi 4 anni per meritarmi l’ultimo salto di categoria, ma al termine del quadrienni­o era giusto tirare le somme», ammette Simone Guizzetti, di Bianzano, che il 6 giugno 2017 si è tolto la soddisfazi­one di vincere in Toscana la sua prima gara da Under 23.

«Anche perché i pochi posti disponibil­i nel profession­ismo raramente vengono assegnati a ciclisti con più di 23 anni», fotografa la situazione Pietro Andreolett­i, che dal 2014 al 2017 ha centrato quattro vittorie da under 23. «Insomma continuare rischiava di diventare una perdita di tempo: nemmeno Toniatti, nonostante nove vittorie all’attivo, è riuscito a passare».

Una situazione che Simone Bettinelli ha provato sulla sua pelle. «Ho smesso al termine della prima stagione da elite: la gare diminuisco­no, l’attenzione dei talent scout pure; ti rendi conto che le chance per passare profession­ista dopo i 24 anni sono pari a zero».

Come accadeva in corsa, questi tre ragazzi non hanno perso tempo in lamenti: in un batter d’occhio sono riusciti a calarsi nella loro nuova vita. «Per me è stato facile — ammette Andreolett­i — conclusa la carriera da ciclista ho iniziato quella profession­ale nell’azienda di famiglia».

Ma anche ai suoi due ex compagni di squadra le cose non sono andate male. «Ero ancora in vacanza dopo la stagione agonistica e ho ricevuto la chiamata del mio ex direttore sportivo Paolo Valoti — ricorda Guizzetti —. Ora sto lavorando nella sua azienda come falegname». Nemmeno Bettinelli ha avuto molto tempo per riposare. «In autunno mi ha contattato l’azienda Prologo, che produce selle di alta gamma per biciclette: a gennaio ho iniziato questa nuova avventura, per mia fortuna sempre nell’ambito sportivo».

Lo sport, infatti, per i tre resta fondamenta­le; non solo per gli insegnamen­ti tratti in oltre 15 anni in sella («mai mollare», «spirito di adattament­o», «fiducia in quel che si fa», affermano in coro), ma anche come gioco.

«Nelle ultime settimane mi sono cimentato nello sci alpino e d’alpinismo, mentre quest’estate vorrei fare a piedi il Sentiero delle Orobie: insomma sto provando cose nuove», spiega Andreolett­i, che trova d’accordo Guizzetti. «Io ho cominciato a giocare a calcio nella squadra del mio paese e, per la gioia della mia ragazza, pure a sciare: era da anni che voleva provare ma, essendo impegnato nella preparazio­ne invernale, non l’avevo mai accompagna­ta sulle piste».

Esperienza sulla neve pure per Bettinelli, al debutto con lo snowboard, tra amici e qualche libertà a tavola. «È stato strano e piacevole trascorrer­e un inverno ‘normale’, senza diete e senza lo stress di non poter sbagliare nulla in vista della stagione: certo i chili sono aumentati, ma non è più un problema».

Se ad alcune rinunce da atleti si fa volentieri a meno, di una cosa i tre ragazzi sentiranno la mancanza: le amicizie all’interno del gruppo e il clima che si respirava in gara. Non è un caso che il congedo sappia di arrivederc­i: «Ci rivedremo quest’estate, come sempre in sella alle nostre bici». E dove se no?

Ho dato il massimo per l’ultimo salto di categoria, poi è stato giusto tirare le somme

Simone Guizzetti

Pochi posti disponibil­i nel profession­ismo. Insistere rischia di essere una perdita di tempo

Pietro Andreolett­i

C’è un momento in cui le gare calano e l’attenzione dei talent scout anche

Simone Bettinelli

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I momenti Nella foto grande, Pietro Andreolett­i e Simone Guizzetti, compagni fino al 2017 nel Team Colpack, durante una pausa d’allenament­o al Passo del Vivione. A fianco, da sinistra, una vittoria di Simone Bettinelli nel 2016: anche lui gareggiava...

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