Non solo successi Come e perché si lascia la carriera
Le storie di giovani atleti che dopo l’under 23 non riescono a realizzarsi e trovano un nuovo lavoro
Il primo contratto da professionista, il debutto nelle corse vere, la realizzazione di un sogno cullato da quando erano bambini: questo il percorso di Paolo Savoldelli, Ivan Gotti, Marco Pinotti e tanti altri giovani in sella che, a 23 anni, sono riusciti a muovere i primi passi nella massima categoria del ciclismo, ponendo le basi per le loro straordinarie carriere: fama e vittorie dopo tante fatiche e incognite.
Dall’epoca di quei grandi campioni bergamaschi, ammirati a livello nazionale e internazionale, la porta d’accesso al professionismo si è però ristretta sensibilmente, tanto da imporre ai giovani atleti riflessioni da fare al momento giusto, senza perdere troppo tempo: sempre più spesso i ciclisti a 23 anni sono costretti a riporre i loro sogni nel cassetto, giusto a un passo dall’obiettivo.
Un’esperienza che quest’anno è toccata anche a tre dilettanti bergamaschi: Simone Guizzetti, Pietro Andreoletti e Simone Bettinelli. I tre atleti del Team Colpack, giunti al termine del loro quadriennio da under 23, non trovando un contratto da professionista hanno preferito attaccare la bicicletta al chiodo. «È stata una decisione sofferta, ma ponderata», dicono in coro. «Ho dato il massimo in questi 4 anni per meritarmi l’ultimo salto di categoria, ma al termine del quadriennio era giusto tirare le somme», ammette Simone Guizzetti, di Bianzano, che il 6 giugno 2017 si è tolto la soddisfazione di vincere in Toscana la sua prima gara da Under 23.
«Anche perché i pochi posti disponibili nel professionismo raramente vengono assegnati a ciclisti con più di 23 anni», fotografa la situazione Pietro Andreoletti, che dal 2014 al 2017 ha centrato quattro vittorie da under 23. «Insomma continuare rischiava di diventare una perdita di tempo: nemmeno Toniatti, nonostante nove vittorie all’attivo, è riuscito a passare».
Una situazione che Simone Bettinelli ha provato sulla sua pelle. «Ho smesso al termine della prima stagione da elite: la gare diminuiscono, l’attenzione dei talent scout pure; ti rendi conto che le chance per passare professionista dopo i 24 anni sono pari a zero».
Come accadeva in corsa, questi tre ragazzi non hanno perso tempo in lamenti: in un batter d’occhio sono riusciti a calarsi nella loro nuova vita. «Per me è stato facile — ammette Andreoletti — conclusa la carriera da ciclista ho iniziato quella professionale nell’azienda di famiglia».
Ma anche ai suoi due ex compagni di squadra le cose non sono andate male. «Ero ancora in vacanza dopo la stagione agonistica e ho ricevuto la chiamata del mio ex direttore sportivo Paolo Valoti — ricorda Guizzetti —. Ora sto lavorando nella sua azienda come falegname». Nemmeno Bettinelli ha avuto molto tempo per riposare. «In autunno mi ha contattato l’azienda Prologo, che produce selle di alta gamma per biciclette: a gennaio ho iniziato questa nuova avventura, per mia fortuna sempre nell’ambito sportivo».
Lo sport, infatti, per i tre resta fondamentale; non solo per gli insegnamenti tratti in oltre 15 anni in sella («mai mollare», «spirito di adattamento», «fiducia in quel che si fa», affermano in coro), ma anche come gioco.
«Nelle ultime settimane mi sono cimentato nello sci alpino e d’alpinismo, mentre quest’estate vorrei fare a piedi il Sentiero delle Orobie: insomma sto provando cose nuove», spiega Andreoletti, che trova d’accordo Guizzetti. «Io ho cominciato a giocare a calcio nella squadra del mio paese e, per la gioia della mia ragazza, pure a sciare: era da anni che voleva provare ma, essendo impegnato nella preparazione invernale, non l’avevo mai accompagnata sulle piste».
Esperienza sulla neve pure per Bettinelli, al debutto con lo snowboard, tra amici e qualche libertà a tavola. «È stato strano e piacevole trascorrere un inverno ‘normale’, senza diete e senza lo stress di non poter sbagliare nulla in vista della stagione: certo i chili sono aumentati, ma non è più un problema».
Se ad alcune rinunce da atleti si fa volentieri a meno, di una cosa i tre ragazzi sentiranno la mancanza: le amicizie all’interno del gruppo e il clima che si respirava in gara. Non è un caso che il congedo sappia di arrivederci: «Ci rivedremo quest’estate, come sempre in sella alle nostre bici». E dove se no?
Ho dato il massimo per l’ultimo salto di categoria, poi è stato giusto tirare le somme
Simone Guizzetti
Pochi posti disponibili nel professionismo. Insistere rischia di essere una perdita di tempo
Pietro Andreoletti
C’è un momento in cui le gare calano e l’attenzione dei talent scout anche
Simone Bettinelli