Corriere della Sera (Bergamo)

«Moltrasio è l’uomo della riforma»

Gli avvocati: i voti dell’assemblea erano regolari. Comunque il presidente avrebbe vinto

- di Giuliana Ubbiali

L’ avvocato di Andrea Moltrasio. Mauro Angarano, ha parlato per due ore e mezzo ricostruen­do la storia di Ubi Banca. Il presidente del Consiglio di sorveglian­za è tra i 30 imputati, a vario titolo, dei patti occulti per il controllo della banca e dell’illecita influenza nell’assemblea in cui fu nominato. La difesa ha contestato che gli accordi sulla governance siano stati nascosti agli organi di vigilanza e che ci sia stato un disallinea­mento tra le modifiche allo statuto e la gestione effettiva. Moltrasio, è la difesa, ha guidato il Cds nell’era del rinnovamen­to, dalla Spa alla Banca unica, non per riparare a una gestione irregolare ma per aumentare l’efficienza.

I nodi Il 2009 e il 2013 segnano la modifica dello statuto e la nuova era della banca

In Ubi Banca c’è un prima e un dopo la nomina di Andrea Moltrasio presidente del Consiglio di Sorveglian­za, dal 2013. Il dopo è la riforma e il prima, è la sua difesa, era comunque trasparent­e quindi lecito. In udienza preliminar­e, l’avvocato Mauro Angarano ha raccontato una storia della banca diversa da quella tracciata dalla Procura, che ai vertici bancari contesta patti occulti per garantire il controllo degli organi alle due anime, bresciana e bergamasca.

Il nodo non sono i patti, ma se questi fossero segreti. Con la fusione, nel 2007, un atto fondativo c’è stato sulla base dei principi di paritetici­tà, alternativ­ità e alternanza. Questi principi, è la spiegazion­e della difesa al giudice Ilaria Sanesi, sono rimasti nel tempo ma senza che venissero nascosti: lo statuto e il regolament­o del comitato nomine erano noti alla Banca d’Italia (non si è costituita parte civile), che è uno degli organi di vigilanza oltre alla Consob (che invece si è costituita). Il 2009 segna un passaggio, secondo la Procura. Con la modifica dello statuto relativame­nte al comitato nomine quei principi funzionali alla sola fusione erano stati superati, mentre i vertici nei fatti li hanno mantenuti. Non così, secondo l’avvocato, che ha citato la Corte d’Appello civile nel passaggio in cui, annullando le sanzioni della Consob, ha riconosciu­to che la paritetici­tà indicata nell’articolo 1 dello statuto aveva natura programmat­ica «quale principio fondante la operativit­à della nuova banca».

Il cambiament­o è arrivato nel 2013, quando la Banca d’Italia ha chiesto un adeguament­o. Non per correre ai ripari da un’organizzaz­ione illecita — è sempre la difesa — ma in ragione di una maggiore snellezza ed efficienza della banca. Anzi, l’invito sarebbe la conferma che l’organo di vigilanza ne conoscesse il funzioname­nto. Quell’anno ha segnato l’inizio della riforma, che nel 2015 ha portato alla trasformaz­ione in Spa e nel 2016 alla Banca unica. Angarano ha citato il libro «Banche impopolari», una critica al sistema del credito, ma per mettere in evidenza che nel capitolo «Primi della classe» si riconosce il cambiament­o di Ubi. A proposito del 2013, a Moltrasio la Procura contesta anche l’illecita influenza nell’assemblea che l’ha nominato, cioè una raccolta di voti a favore della sua lista attraverso deleghe in bianco false o comunque non regolari. Ma l’avvocato lo contesta: il sistema era corretto. E comunque Moltrasio, allora «solo» consiglier­e, non faceva parte della struttura interna.

Quello dei voti è un argomento su cui ha insistito l’avvocato Carlo Baccaredda Boy di Milano, che assiste il bresciano Ettore Medda (direttore responsabi­le). Il pm aveva parlato anche di tentativo di illecita influenza, utilizzand­o l’esempio di chi spara per uccidere ma senza riuscirci perché la vittima indossa il giubbotto anti proiettile: la volontà c’era. Il difensore, invece, ha utilizzato quello di chi spara a chi è già morto per contestare anche il solo tentativo. In prima battuta sostiene che i voti fossero leciti. In seconda, che se anche non fossero stati validi la lista di Moltrasio avrebbe vinto. L’avvocato Gian Paolo del Sasso di Milano, per Giuseppe Sciarrotta, ha contestato che il suo assistito fosse referente della gestione del libro soci: era «solo» responsabi­le dell’area affari societari.

 ??  ?? I vertici La Procura contesta un accordo segreto per mantenere il controllo sugli organi della banca. Ieri in udienza preliminar­e l’avvocato del presidente del Consiglio di sorveglian­za Andrea Moltrasio (foto) ha parlato per due ore e mezza
I vertici La Procura contesta un accordo segreto per mantenere il controllo sugli organi della banca. Ieri in udienza preliminar­e l’avvocato del presidente del Consiglio di sorveglian­za Andrea Moltrasio (foto) ha parlato per due ore e mezza

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