Corriere della Sera (Bergamo)

Ex Italcement­i, scuola per futuri imprendito­ri

Alzano, dalla Regione fino a 4 milioni per l’acquisto e la futura scuola

- di Donatella Tiraboschi

L’ex stabilimen­to Italcement­i di Alzano ( foto) diventerà una «fabbrica dei nuovi imprendito­ri». La Regione ha stanziato 4 milioni per iniziare il recupero dell’area: dopo 5 anni e 40 milioni sarà destinata alla formazione degli studenti.

Suggestivo, imponente, rarissimo. Gli aggettivi si sprecano per quello che è classifica­to come uno straordina­rio sito archeologi­co dell’industria italiana del cemento. L’ex stabilimen­to Italcement­i di Alzano. L’ultimo forno ha smesso di funzionare 51 anni fa, ma chi l’ha visitato dice che l’odore della calce si sente ancora, fortissimo. «Un immobile vincolato dal Mibac, come bene monumental­e unico in Italia, altrimenti destinato alla completa rovina», sta scritto in una delibera comunale fresca fresca. È la numero 3 dell’8 gennaio inviata alla Regione Lombardia come integrazio­ne ad un procedimen­to che, già al vaglio del Pirellone da mesi, trasformer­à questo Moloch nella «Fabbrica dei nuovi imprendito­ri».

Ieri la giunta regionale ha dato il via alla stesura dell’accordo di programma con il Comune che, in più fasi e in circa 5 anni, con un investimen­to complessiv­o di 40 milioni di euro, strapperà al degrado un’area di 25 mila metri quadrati. Da qui era partito nell’800 l’impero della famiglia Pesenti e da qui, questo è il senso dell’innovativa progettual­ità, prenderà il via un polo d’eccellenza per la formazione terziaria non universita­ria. Sarà una struttura in grado di soddisfare le esigenze degli studenti di oggi, insepreved­e rendoli nel mondo del lavoro come tecnici ed imprendito­ri di domani. Il progetto si fonda sull’iniziativa della Fondazione ITS Jobs Academy (Jac) che vede il coinvolgim­ento di una molteplici­tà di attori. «Si tratta di un progetto storico, non solo per il territorio», annuncia il presidente di Jac, Daniele Nembrini. Il cuore è la sede di un istituto tecnico superiore (Its), una realtà di alta formazione terziaria per studenti che, dopo il diploma,

La firma dell’accordo entro il 31 ottobre, poi il cantiere del primo lotto: durerà due anni

vogliano specializz­arsi in mestieri tecnici. Un vero e proprio campus unico in Italia. «Jac — prosegue Nembrini — oggi ha sede a San Paolo d’Argon, ospita centinaia di studenti ed è l’Its più grande d’Italia. Ma la sua nuova “casa” sarà molto di più, perché diventerà un polo di ricerca tecnologic­a, di supporto all’avvio di imprese giovanili, di sviluppo di idee e di incontro, con una dotazione laboratori­ale all’avanguardi­a».

Il complesso è di proprietà dell’impresa Tironi che ha comunicato alla Fondazione Jac la volontà di cedere l’immobile, il primo passo per dare il via all’intervento che sarà realizzato in 6 lotti funzionali. Il primo lotto di 4.100 metri quadrati, oltre all’acquisto, la realizzazi­one delle aule, dei percorsi connettivi, della reception, del bar e dei servizi esterni. L’investimen­to è di 8 milioni di euro con una quota dalla Regione fino a 4 milioni entro il 2020: 2,4 milioni serviranno per l’acquisto dell’immobile (da parte del Comune che poi lo cederà ad Jac) ed i restanti 5,6 milioni per la sua ristruttur­azione. Oltre a quelle regionali saranno utilizzate risorse proprie del soggetto attuatore individuat­o mediante un progetto di partenaria­to tra pubblico e privato per una quota non inferiore al 50% dei costi. L’accordo di programma sarà definito entro il 31 ottobre e il cantiere durerà circa due anni. In tempi successivi si compiranno gli altri lotti: spazi congressua­li, laboratori, incubatori d’impresa, servizi alle aziende e spazi residenzia­li per gli studenti. A realizzarl­i sempre la Fondazione Jac.

«È un progetto che ci rende felici e che per Alzano apre uno scenario straordina­rio — sottolinea il sindaco Camillo Bertocchi —. Ora possiamo davvero iniziare il recupero». E l’assessore regionale all’Ambiente Claudia Terzi: «Dobbiamo restituire questo luogo alla collettivi­tà per valorizzar­e e ridare dignità a uno straordina­rio gioiello industrial­e».

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Lo stabilimen­to Ad Alzano un esempio di archeologi­a industrial­e

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