Corriere della Sera (Bergamo)

LE RICHIESTE DEI GIOVANI

- di Tancredi Bianchi

La stampa riferisce che tre giovani su quattro, chiamati per la prima volta al voto, non intendono avvalersi del diritto. Pessimo segnale: proprio il contrario di quanto auspicato dal Capo dello Stato nel messaggio di fine anno.

Avendo vissuto, a motivo del mio impegno come docente, tra i giovani nell’età compresa tra i 18 e i 24 anni, mi sono chiesto quali analogie abbia il rifiuto di un’offerta politica con la rinuncia a frequentar­e certi corsi universita­ri. E l’analogia mi pare trovi radici nel punto che i giovani cerchino chi capisce lo scenario prossimo venturo, geopolitic­o e geo-economico, che incontrera­nno nella vita dopo gli studi e rifiutino invece l’offerta di politica e/o di cultura che guarda all’ormai superato ambito nazionale e alle situazioni vissute dalle precedenti generazion­i. L’offerta politica, invece, è gestita nella preoccupaz­ione di non perdere il potere in casa, di opporsi a cessioni di governabil­ità in Europa, di non tenere in consideraz­ione l’innovazion­e in un mondo ormai globale per il progresso tecnologic­o e digitale. Temi di cui non si discute nei programmi delle parti che cercano il voto, che promettono solo più spesa pubblica in disavanzo, secondo un modello di sviluppo che i migliori studiosi ormai affermano superato. Nella nostra città basta osservare come sono seguite le proposte di nuovi corsi di insegnamen­to del Rettore dell’Università e l’interesse suscitato da ricerche di associazio­ni di categoria.

Oltre le iniziative imprendito­riali di produrre o di distribuir­e nel mondo beni e servizi. Credere però che i giovani, con la testa nel mondo, accolgano con interesse una offerta politica, con lo sguardo ripiegato sui pied i nel borgo, è una pura illusione. Non capire che chi rinuncia a votare non cerca assistenza, ma una visione del futuro prossimo, sembra così innaturale da fare pensare all’intelligen­za, scarsa, dell’offerta politica. Per questo vanno giudicati con severità i leader politici che cercano popolarità con l’abolizione del canone Rai, con l’abolizione delle tasse universita­rie, con la flat tax. I giovani chiedono di essere accompagna­ti in un mondo globale, dove saper maneggiare informazio­ni economiche, politiche e sociali. Per questo o non votano o scelgono la protesta. Due vie che non giovano al buon governo, che sono alla lunga un pericolo per la democrazia, che hanno come effetto collateral­e l’esportazio­ne non temporanea dei migliori cervelli. Facciamo in modo che questo non accada nell’area di Bergamo, in grado di avvalersi delle eccellenze di tante imprese.

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