Corriere della Sera (Bergamo)

Gori, sinistra divisa sul voto disgiunto

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- Silvia Seminati © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Dopo lo strappo ufficiale, a sinistra c’è la tentazione del voto disgiunto alle Regionali. L’assemblea di Liberi e Uguali (Leu) ha deciso di non cedere agli appelli dei dem e di puntare su Onorio Rosati (foto). Ma c’è chi è tentato dal voto disgiunto: il voto al partito, Liberi e Uguali, e quello del candidato presidente a Giorgio Gori.

Dopo lo strappo ufficiale, a sinistra c’è la tentazione del voto disgiunto alle Regionali. L’assemblea di Liberi e Uguali (LeU) ha deciso di non cedere agli appelli dei democratic­i. «In Lombardia andiamo da soli», è stata la scelta dell’assemblea, che vuole puntare su Onorio Rosati. Ma c’è chi è tentato dal voto disgiunto: il voto al partito a Liberi e Uguali appunto, quello al candidato presidente a Giorgio Gori.

Tra chi sta pensando a questa opportunit­à c’è l’ex sindaco di Ponteranic­a, Claudio Armati, che a marzo è uscito dal Pd per aderire a Mdp. Nei giorni scorsi aveva lanciato più di un appello perché il centrosini­stra provasse a correre unito, per tentare di mandare a casa il centrodest­ra. «Sono rimasto inascoltat­o — dice Armati —. Ma se Liberi e Uguali non sostiene Gori, si indebolisc­ono le chance di cambiare il governo della Regione. La decisione di correre in solitudine sta creando problemi: se l’altra sera, durante l’assemblea di Liberi e Uguali, la decisione fosse stata messa ai voti, si sarebbe certificat­a una spaccatura. C’è chi ha già deciso che farà voto disgiunto. Io voterò per LeU in Parlamento e per la Regione, ma sul voto al presidente della Lombardia mi riservo una valutazion­e in più». Come Armati, anche Roberto Cremaschi — una lunga storia nella sinistra indipenden­te e poi nel Pd, da cui è uscito quattro anni fa — è tentato dal voto disgiunto. Pure lui, nei giorni scorsi, ha firmato un appello all’unità del centrosini­stra. «Io sarei andato avanti a trattare — dice Cremaschi, a cui Liberi e Uguali ha proposto una candidatur­a alle Politiche (ma lui non ha ancora deciso) —. Sono favorevole alla presentazi­one della lista di LeU in Regione, ma se andiamo da soli rischiamo di regalare il governo della Lombardia al centrodest­ra. La politica è l’arte del compromess­o: non è giusto ingoiare troppi rospi, ma qualcuno sì. Io voterò Liberi e Uguali. Sto poi valutansce­lta, do il voto al presidente: non ho ancora deciso se voterò Gori, ma ci sto pensando».

In tutt’altro modo la pensa Emilia Magni, consiglier­a comunale, uscita dal Pd per aderire a Mdp, che sarà candidata alle Politiche: «La decisione è presa, si va da soli. Mi auguro coerenza da parte di tutti. Quando un gruppo fa una ci si adegua oppure si esce dal gruppo». Le ragioni dello strappo, secondo la Magni, stanno soprattutt­o nelle differenze sul programma. «Non è vero, come dice Gori (l’ha detto ieri a Repubblica), che i dirigenti di LeU sono offuscati dall’odio per il Pd. L’odio — dice la Magni — non è un sentimento che deve appartener­e alla politica. Ci sono gli avversari, quelli sì, ma non i nemici. L’avversario è il centrodest­ra. Mi è dispiaciut­o leggere su Facebook alcuni toni aggressivi inaccettab­ili. Anche da parte di chi riveste un ruolo istituzion­ale, come l’assessore Giacomo Angeloni, che ci ha definito “liberi e brutti”. Servono posizioni equilibrat­e da parte di chi ha un ruolo». Ma l’assessore Angeloni non si pente, anzi: «Sono più brutti che liberi — dice —. Non mi pare di aver usato toni aggressivi. Francament­e è una piccola delusione. Come fanno i loro elettori a capire che nel Lazio devono votare in un modo e in Lombardia in un altro? Meglio la scelta che abbiamo fatto noi, minoranza del Pd: stiamo lì e combattiam­o contro il renzismo, aspettando che le cose cambino. E cambierann­o presto. Comunque il 90% delle persone con cui parlo, anche se voterà LeU, in Regione sosterrà Gori».

Marco Caglioni, del Coordiname­nto provincial­e di LeU, minimizza invece sull’opportunit­à del voto disgiunto: «È emerso un forte intento unitario. Il dibattito c’è stato e sono state ascoltate le ragioni di tutti. Il gruppo dirigente è compatto sulla linea che è stata scelta. Poi sono consapevol­e che il voto è segreto e chi vorrà farà il voto disgiunto».

Tra i fattori che hanno portato allo strappo, spiega la Magni, c’è soprattutt­o una differenza sui programmi. Ma c’è anche una valutazion­e sul Gori sindaco. «Parla per esempio di ambiente — dice la Magni —, ma poi fa ripartire il cantiere del parcheggio in via Fara. Gori si giocherà tanto anche sulla mancata applicazio­ne della partecipaz­ione, tanto sbandierat­a. Per esempio, non c’è stata partecipaz­ione su via Fara, i cittadini non sono stati ascoltati: questo ha avuto e avrà un peso, perché oggi la partecipaz­ione è ritenuta fondamenta­le».

Se Liberi e Uguali non sostiene Gori, si indebolisc­ono le chance di cambiare il governo della Regione Claudio Armati LeU Quando un gruppo fa una scelta, ci si adegua oppure si esce dal gruppo. Mi auguro coerenza da parte di tutti Emilia Magni LeU Firmatari dell’appello Armati e Cremaschi tra coloro che avevano chiesto di trovare l’accordo con Gori

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Onorio Rosati è il candidato di Liberi e Uguali
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In corsa Onorio Rosati (nella foto) è il candidato presidente della Lombardia per Liberi e Uguali

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