Gori, sinistra divisa sul voto disgiunto
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Dopo lo strappo ufficiale, a sinistra c’è la tentazione del voto disgiunto alle Regionali. L’assemblea di Liberi e Uguali (Leu) ha deciso di non cedere agli appelli dei dem e di puntare su Onorio Rosati (foto). Ma c’è chi è tentato dal voto disgiunto: il voto al partito, Liberi e Uguali, e quello del candidato presidente a Giorgio Gori.
Dopo lo strappo ufficiale, a sinistra c’è la tentazione del voto disgiunto alle Regionali. L’assemblea di Liberi e Uguali (LeU) ha deciso di non cedere agli appelli dei democratici. «In Lombardia andiamo da soli», è stata la scelta dell’assemblea, che vuole puntare su Onorio Rosati. Ma c’è chi è tentato dal voto disgiunto: il voto al partito a Liberi e Uguali appunto, quello al candidato presidente a Giorgio Gori.
Tra chi sta pensando a questa opportunità c’è l’ex sindaco di Ponteranica, Claudio Armati, che a marzo è uscito dal Pd per aderire a Mdp. Nei giorni scorsi aveva lanciato più di un appello perché il centrosinistra provasse a correre unito, per tentare di mandare a casa il centrodestra. «Sono rimasto inascoltato — dice Armati —. Ma se Liberi e Uguali non sostiene Gori, si indeboliscono le chance di cambiare il governo della Regione. La decisione di correre in solitudine sta creando problemi: se l’altra sera, durante l’assemblea di Liberi e Uguali, la decisione fosse stata messa ai voti, si sarebbe certificata una spaccatura. C’è chi ha già deciso che farà voto disgiunto. Io voterò per LeU in Parlamento e per la Regione, ma sul voto al presidente della Lombardia mi riservo una valutazione in più». Come Armati, anche Roberto Cremaschi — una lunga storia nella sinistra indipendente e poi nel Pd, da cui è uscito quattro anni fa — è tentato dal voto disgiunto. Pure lui, nei giorni scorsi, ha firmato un appello all’unità del centrosinistra. «Io sarei andato avanti a trattare — dice Cremaschi, a cui Liberi e Uguali ha proposto una candidatura alle Politiche (ma lui non ha ancora deciso) —. Sono favorevole alla presentazione della lista di LeU in Regione, ma se andiamo da soli rischiamo di regalare il governo della Lombardia al centrodestra. La politica è l’arte del compromesso: non è giusto ingoiare troppi rospi, ma qualcuno sì. Io voterò Liberi e Uguali. Sto poi valutanscelta, do il voto al presidente: non ho ancora deciso se voterò Gori, ma ci sto pensando».
In tutt’altro modo la pensa Emilia Magni, consigliera comunale, uscita dal Pd per aderire a Mdp, che sarà candidata alle Politiche: «La decisione è presa, si va da soli. Mi auguro coerenza da parte di tutti. Quando un gruppo fa una ci si adegua oppure si esce dal gruppo». Le ragioni dello strappo, secondo la Magni, stanno soprattutto nelle differenze sul programma. «Non è vero, come dice Gori (l’ha detto ieri a Repubblica), che i dirigenti di LeU sono offuscati dall’odio per il Pd. L’odio — dice la Magni — non è un sentimento che deve appartenere alla politica. Ci sono gli avversari, quelli sì, ma non i nemici. L’avversario è il centrodestra. Mi è dispiaciuto leggere su Facebook alcuni toni aggressivi inaccettabili. Anche da parte di chi riveste un ruolo istituzionale, come l’assessore Giacomo Angeloni, che ci ha definito “liberi e brutti”. Servono posizioni equilibrate da parte di chi ha un ruolo». Ma l’assessore Angeloni non si pente, anzi: «Sono più brutti che liberi — dice —. Non mi pare di aver usato toni aggressivi. Francamente è una piccola delusione. Come fanno i loro elettori a capire che nel Lazio devono votare in un modo e in Lombardia in un altro? Meglio la scelta che abbiamo fatto noi, minoranza del Pd: stiamo lì e combattiamo contro il renzismo, aspettando che le cose cambino. E cambieranno presto. Comunque il 90% delle persone con cui parlo, anche se voterà LeU, in Regione sosterrà Gori».
Marco Caglioni, del Coordinamento provinciale di LeU, minimizza invece sull’opportunità del voto disgiunto: «È emerso un forte intento unitario. Il dibattito c’è stato e sono state ascoltate le ragioni di tutti. Il gruppo dirigente è compatto sulla linea che è stata scelta. Poi sono consapevole che il voto è segreto e chi vorrà farà il voto disgiunto».
Tra i fattori che hanno portato allo strappo, spiega la Magni, c’è soprattutto una differenza sui programmi. Ma c’è anche una valutazione sul Gori sindaco. «Parla per esempio di ambiente — dice la Magni —, ma poi fa ripartire il cantiere del parcheggio in via Fara. Gori si giocherà tanto anche sulla mancata applicazione della partecipazione, tanto sbandierata. Per esempio, non c’è stata partecipazione su via Fara, i cittadini non sono stati ascoltati: questo ha avuto e avrà un peso, perché oggi la partecipazione è ritenuta fondamentale».
Se Liberi e Uguali non sostiene Gori, si indeboliscono le chance di cambiare il governo della Regione Claudio Armati LeU Quando un gruppo fa una scelta, ci si adegua oppure si esce dal gruppo. Mi auguro coerenza da parte di tutti Emilia Magni LeU Firmatari dell’appello Armati e Cremaschi tra coloro che avevano chiesto di trovare l’accordo con Gori