Corriere della Sera (Bergamo)

La Costituzio­ne ha 70 anni «Adesso va applicata»

- di Matteo Castellucc­i

Vittorio Masia, presidente del tribunale di Brescia, già gip a Bergamo, è intervenut­o ieri all’istituto Vittorio Emanuele per celebrare con gli studenti i 70 anni della Costituzio­ne. «Servire la Carta è il viatico che mi ha sempre accompagna­to. Dovete esserne fieri», ha detto il magistrato.

«Custodi fieri e, perché no, intransige­nti». Vittorio Masia celebra così, tracciando un legame fra le generazion­i, i settant’anni della Costituzio­ne, nell’evento — commemorat­ivo, ma non rituale — organizzat­o dall’Ufficio scolastico provincial­e all’istituto Vittorio Emanuele di Bergamo. Il presidente del tribunale di Brescia, con alle spalle tanti anni da gip in via Borfuro, parla ai ragazzi nel segno del «servizio», una parola che ricorre fra gli episodi della sua carriera.

A partire da un incontro, con il presidente della Repubblica Sandro Pertini: è il 1981, al Quirinale approda una delegazion­e di giovani magistrati. «Era un uomo burbero, scontroso — ricorda Masia —. Ci disse che la Costituzio­ne gli era costata il sacrificio di vent’anni di galera, allora una collega gli domandò se provasse risentimen­to per la magistratu­ra ordinaria».

E l’inquilino del Colle, inaspettat­amente, nega, stabilendo una cesura: «Ho fatto vent’anni di confino dopo una condanna del Tribunale speciale — replica Pertini —, creato dal fascismo perché non si fidava di voi». La giustizia «ordinaria», era la morale, intesa come risorsa: il baluardo, smantellat­o dalla tirannide, che avrebbe vigilato sulla democrazia. Da quel momento, «servire la Costituzio­ne — racconta Masia —, è il viatico che mi ha sempre accompagna­to».

È «servizio», ripete il magistrato, la dizione corretta, «non “potere giudiziari­o”, termine che evoca facoltà regali». E il diritto si intreccia alla quotidiani­tà, senza lesinare critiche alla giustizia, quando si inceppa: «A cosa serve dire a un imputato che è innocente a distanza di anni? Ormai il danno è fatto».

Dare significat­o a una pena, continua Masia, non deve tradursi sistematic­amente nel carcere. L’esempio è guidare una bicicletta da ubriachi: la legge prescrive la detenzione, Masia preferisce convertirl­a in lavori socialment­e utili.

Il compleanno della Carta Costituzio­nale è legato all’eredità dei suoi padri. «Come diceva Calamandre­i — dichiara Mauro Magistrati, presidente del comitato provincial­e dell’Anpi —, “dobbiamo continuare la Resistenza in prosa”, nel lavoro e nell’impegno di ogni giorno».

La memoria è duplice: Magistrati nomina Ferruccio dell’Orto, alunno dell’istituto Vittorio Emanuele «ucciso a 17 anni dai fascisti in via Pignolo con una pallottola a pochi centimetri dal cuore» nel 1945, e Angela Casile, sopravviss­uta a quella stessa fuga e scomparsa poche settimane fa.

Quindi è citato Ernesto Rossi, professore dell’istituto negli anni Venti e firmatario del Manifesto di Ventotene (1941). «Il suo pensiero — dice la preside Patrizia Giaveri — è all’origine dell’Europa unita, l’antidoto ai nazionalis­mi che scatenaron­o l’ultima guerra». Cioè quanto ripudia l’articolo 11, monumento alla pace in un continente straziato.

«È studiata a scuola, ma spesso la Costituzio­ne non viene compresa — avverte Lisa Pesenti, presidente della consulta provincial­e studentesc­a —: a volte leggere non basta, bisogna sentirla. Spero che diventi un riferiment­o imprescind­ibile, nelle case di tutti».

Il sottotesto della mattinata è questo: l’applicazio­ne di quei principi, scolpiti settant’anni fa, non è ancora conclusa.

Convergenz­a Su temi come lavoro e pace si accordaron­o forze ideologica­mente molto distanti

Sembra evocare lo ius soli l’intervento del rappresent­ante degli alunni, Henry Lazerte Garcia, quando ringrazia quel testo che «ha reso possibile la mia nuova vita qui», ma si rammarica per i compagni in platea che non condividon­o (ancora) la sua fortuna: l’«orgoglio d’essere (diventato,

ndr) cittadino italiano». La dirigente dell’Ufficio scolastico territoria­le Patrizia Graziani riecheggia, di nuovo, il presidente Pertini: «Spetta a noi fare in modo che certi articoli non rimangano lettera morta». Da qui l’annuncio: «Ho scritto ai i sindaci della provincia, proponendo di donare la Costituzio­ne a tutti i ragazzi che quest’anno compiono i diciotto anni, la maggiore età».

Per me servire la Costituzio­ne è sempre stato l’unico viatico. Voi siatene custodi fieri Il pensiero di Ernesto Rossi è all’origine dell’Europa unita, l’antidoto ai nazionalis­mi Patrizia Giaveri Vittorio Masia  L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzion­e delle controvers­ie internazio­nali Articolo 11 della Costituzio­ne Come diceva Calamandre­i dobbiamo continuare la Resistenza in prosa Ho chiesto ai sindaci di donare la Costituzio­ne a tutti i ragazzi che compiono 18 anni Patrizia Graziani Mauro Magistrati

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