Scuderia Norelli, una storia in panchina
Il presidente Paris: non è questione di tessera ma di cuore. Oggi il ricordo di Fulvio
Il 14 gennaio 1967 nasce, come costola del Motoclub Bergamo, la scuderia Fulvio Norelli. «Il nostro motto, coniato da Massimo Sironi — dice il presidente Enzo Paris — è questo: essere della Norelli non è questione di tessera, ma di cuore». E questa mattina, alle 11, gli amici di Fulvio Norelli si ritroveranno ancora su quella panchina di Colle Aperto dove iniziò l’epopea del cuore.
Non erano quattro amici al bar, ma solo perché La Marianna era lì, ad appena tre metri da loro. Ci andavano a prendere il gelato, ogni tanto, con il juke box che mandava le canzoni (loro le chiedevano e per gentile concessione dei baristi i dischi salivano). Alla loro felicità ragazzina bastava una moto, una sigaretta, una colonna sonora scroccata e la panchina di Colle Aperto. Enzo Paris ammette di aver consumato più pantaloni su quei legni che sulle selle delle sue moto. Tutti hanno una panchina del cuore, teatro di passioni e di rimpianti mai sopiti, ma in questa storia, che distilla insieme sport e amicizia per farne un’alchimia unica, la panchina Fulvio Norelli, è qualcosa di più.
È il luogo- non-luogo dove tutto ebbe inizio 51 anni fa. Trovarla è facile. L’hanno tinteggiata di giallo, un colore che ricorda i pomeriggi d’estate degli anni ’60 quando di vedetta, Paris e i suoi amici, Massimo Sironi, Giorgio Reguzzi e Amelio Peri, fanno la radiografia di tutte le moto che arrivano in Città Alta. Con loro c’è un amico, stessa età, stessa passione, Fulvio Norelli, che però muore improvvisamente nel settembre del ’66. Forse meningite, forse un’ischemia per i postumi di una caduta. Chissà. La sfida alla morte beffarda, li porta di lì a tre settimane, a organizzare una gara in moto sul Sentiero dei Vasi. Totalmente abusiva, ma l’urgenza di celebrare, di ricordare l’amico è più forte di tutto. Sulle due ruote, corre un’onda di vita e di rabbia che Gino Reguzzi, già allora un’autorità nel mondo motociclistico italiano, riesce a incanalare suggerendo al giovane quartetto, folgorato sulla via della Fara (dal pratone, infatti, partivano le Valli Bergamasche e si tenevano delle gimkane) di creare un moto club. Il 14 gennaio ’67 nasce, come costola del Motoclub Bergamo, il Fulvio Norelli.
Nel ricordo di chi non c’è più, in mezzo secolo di storia, il quartetto ha dato vita a una realtà che oggi conta 250 iscritti: «Di questi — puntualizza con orgoglio, Enzo Paris presidente full time, dopo il raggiungimento della pensione — la metà sono in possesso della licenza agonistica». Arrivano da tutta Italia, e pure dall’estero, ma oltre quel pezzo di carta e il versamento della quota c’è di più. «Il nostro motto, coniato da Massimo Sironi — chiarisce Paris — è questo: essere della Norelli non è questione di tessera, ma di cuore». E quando si organizzano certe cose, soprattutto di questi tempi, è un cuore che va buttato oltre l’ostacolo della burocrazia, dei divieti. Oltre quelli che «guai alle moto», oltre la difficoltà di trovare gli sponsor. Però quando ci si riesce, è grandioso. «L’abbiamo preparata in due anni, ma la Valli Bergamasche Revival del cinquantenario è stata un successo: 320 iscritti da tutto il mondo, perfino dall’Australia». Per un nuovo remake, bisognerà aspettare. «Non è così semplice, gestire un moto club di queste dimensioni, è come un’azienda, e non c’è ricambio generazionale. Cioè, i giovani ci sono — conclude Paris — ma pensano ad andare in moto». Questa mattina, alle 11, gli amici del Norelli si ritroveranno ancora su quella panchina. Abbracci, ricordi e «ciao, come stèt?». Ci scapperà anche una sbicchierata alla Marianna. Che è ancora lì a tre metri da una panchina che resterà per sempre tre metri sopra il cielo per i ragazzi che la eleggeranno luogo dei sogni.