Corriere della Sera (Bergamo)

I SEGNI RESTANO

- di Simone Bianco

Comunque vada, sarà un problema. La campagna elettorale in corso potrebbe sfociare in una delle situazioni istituzion­ali più complicate di sempre a livello nazionale. Fare previsioni su equilibri parlamenta­ri e di governo oggi è un azzardo. Un po’ più facile prevedere ciò che accadrà a livello cittadino. Sia che Giorgio Gori vinca, sia che perda le Regionali, il ritorno alla normalità a Bergamo può essere escluso. Se il sindaco diventasse governator­e ci sarebbe un anno di interregno con l’attuale vicesindac­o Sergio Gandi al comando (e sotto esame per il futuro). In caso di sconfitta Gori probabilme­nte tornerà a Palazzo Frizzoni ma, al di là delle sue intenzioni per il futuro, troverà un quadro più complicato. Il mancato accordo tra Pd e LeU per le Regionali sta lasciando il segno nel centrosini­stra bergamasco. Non tanto e non solo per la posizione (contraria all'accordo) dei due consiglier­i vicini a Leu, Emilia Magni e Luciano Ongaro, quanto per il clima d’astio che si è creato tra amministra­tori, dirigenti e militanti di area Pd, da una parte, e i sostenitor­i di Liberi e Uguali dall’altra. La Magni, ad esempio, ha detto che nella sua valutazion­e su Gori ha pesato anche il livello basso — secondo lei — di partecipaz­ione nella vicenda del parcheggio di via Fara. I social sono pieni di dialoghi poco pacifici tra esponenti del Pd e gli ex compagni di partito. È difficile immaginarl­i tra un anno impegnati gomito a gomito per la rielezione di Gori. E nel 2019 il centrosini­stra avrà bisogno di quei voti molto più di quanto ne avesse nel 2014.

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