Arti Group torna italiano: da 70 a mille dipendenti
La società passa da 70 a oltre 1.000 dipendenti
Il Gruppo Cpz di Costa di Mezzate con due alleati ha rilevato Arti Group. Con questa operazione il gigante della stampa torna in mano italiana dopo mezzo secolo con i tedeschi della multinazionale Bertelsmann. La società passa da 70 a 1.000 dipendenti. L’ad Marzio Carrara: «Abbiamo trovato un accordo su tutto, ma le cifre restano top secret».
Marzio Carrara, ad di Cpz Group di Costa Mezzate rivela: «Di notte dormo molto poco». E non si stenta a crederlo, dal momento con la sua Cafin, la finanziaria di famiglia e altri due soci, Alessandro Bulfon con la Advancy Holding di Zanica e Alberto di Rubbia, ad di Dirfin, riuniti nella finanziaria Agh (Arti Group Holding), venerdì scorso ha rilevato un gigante della stampa come Arti Group. Davide ha comprato Golia, con un’operazione che rivelandosi coraggiosa, finanziariamente parlando e con i tempi che corrono, è in grado di riportare sotto l’ala italiana (molto bergamasca) una realtà che era tedesca da mezzo secolo. Dal 1968, quando le Arti Grafiche erano entrate nella galassia della multinazionale Bertelsmann. Da un proprietario tedesco all’altro. Nell’ottobre del 2014 era arrivato, infatti, il Fondo Bavaria, sede a Monaco, che aveva rilevato da Bertelsmann-Arvato le attività che allora si chiamavano BePrinters, ribattezzandole Arti Group.
Nel marzo dello scorso anno Cpz già ci aveva messo uno zampino, acquistando dalla stessa Arti Group, (di cui Bulfon era amministratore delegato, subentrato nel 2016 a Johann Kral) le Grafiche Johnson (produzione di calendari ed agende). Adesso l’opera è completata. Agh si prende la Eurogravure di Treviglio (uno dei più grandi complessi industriali dell’editoria, su un’area di 200 mila metri quadrati stampa libri, volantini e cataloghi) e il Nuovo Istituto Italiano d’Arti Grafiche di Bergamo (specializzato in stampa offset, roto-offset e flessografica e nella produzione di riviste, cataloghi, libri). L’annuncio dell’operazione ha fatto capolino anche sul sito del fondo tedesco che non si dilunga in particolari: si citano i ricavi delle realtà cedute che nel 2017 vengono indicati in 100 milioni di euro. Tuttavia, scrive Bavaria, «gli utili non sono ritenuti sufficienti perché gravati dalle passività».
«Il closing è già avvenuto, abbiamo trovato un accordo su tutto, ma le cifre restano top secret» afferma Carrara, che guida Cpz. Nell’azienda, che ha sempre rappresentato un esempio virtuoso di gestione all’avanguardia, confluirà la struttura industriale di Arti Group, con i suoi 600 dipendenti, come conferma lo stesso Carrara: «Da un organico di 70 dipendenti, due anni fa, passiamo ad oltre mille». Una crescita del 1.300% delle maestranze per Cpz, fondata dal padre Carlo. Segni particolari: conti sempre in ordine (ricavi per 25 milioni nel 2016 e utile di oltre 1 milione e 200 mila euro), innovazione e customer satisfaction altissima. E voglia di crescere ancora. Nel mirino dell’inarrestabile Carrara, con l’obiettivo di creare un polo delle agende e dei notebook di respiro internazionale, c’è la Lediberg di San Paolo d’Argon. «Tempo un paio di settimane — conclude Carrara — e ne saprete di più».