L’EFFETTO DISNEY
L’atroce vicenda della bimba di 14 mesi azzannata dal cane di famiglia non è che l’ultimo di una, purtroppo lunga, catena di episodi che hanno visto gli animali da compagnia trasformarsi in belve sanguinarie.
Ad allarmare è il fatto che gli animali sono una presenza sempre più diffusa nelle famiglie: solo nelle case degli italiani vivono sette milioni di cani. La recente sensibilità sociale verso gli eterospecifici costituisce una conquista importante, che si accompagna però in molti casi a un’insufficiente consapevolezza della differenza dell’animale. Questo non vuol dire rilanciare obsolete gerarchizzazioni logocentrice, né tantomeno negare il duplice diritto dell’animale: quello di non subire sofferenze e di vivere la propria vita animale.
Le filosofie emancipazioniste, nelle versioni più aberranti, rischiano però di incoraggiare un ingannevole antropomorfismo. A livello basso è il fenomeno della disneyzzazione degli animali, cui indulge anche l’etologia edulcorata e patetica della più corriva divulgazione. Un cane lancia messaggi inconfondibili per chi li sappia decifrare. È questa competenza che manca in molti proprietari e le conseguenze sono direttamente proporzionali al crescere della taglia dell’animale.
Il cane non è né buono, né cattivo. Semplicemente si comporta da cane. Questa elementare consapevolezza può metterci al riparo da future tragedie.