Garatti, i viaggi sospetti prima della scomparsa
I misteri del Biscio. Il padre Franco aveva fatto un mutuo: non sapeva di avere un milione e mezzo in casa
Era stato in Spagna e Olanda, paesi-snodo per il traffico di droga, prima di sparire. Nell’ordinanza di confisca del milione e mezzo, ci sono alcuni dettagli sui misteri di Fabrizio Garatti ( foto), scomparso da Costa Volpino. L’ombra dell’usura.
Il padre aveva fatto un mutuo da 140 mila euro, per ristrutturare la casa di famiglia, in via Battisti 6, a Costa Volpino. E aveva anche chiesto al figlio un aiuto ulteriore, un prestito di 10 mila euro, appuntandoselo su un foglietto, per ricordarsi anche di quel debito. Ma Franco Garatti, papà di Fabrizio, non sapeva che proprio il figlio gli aveva nascosto in casa 1 milione e 465 mila euro in contanti, dieci volte la somma che lui aveva chiesto alla banca. Non lo sapeva, i carabinieri ne sono certi. Franco Garatti ha scoperto quel tesoretto, insieme ai militari, solo pochi giorni dopo la scomparsa del figlio, il 26 maggio 2016, probabilmente dovuta a un tragico regolamento di conti nel mondo di una malavita di livello: traffico di stupefacenti, usura, false fatturazioni nel settore dei metalli.
Per i familiari è semplicemente Fabrizio, o Fabri, di casa a Gratacasolo di Pisogne con la moglie Monica Frassi e un figlio piccolo, precedenti penali in passato legati alla droga e un impiego nell’impresa edile del cognato. Oltre il crinale del lecito, invece, è per tutti il Biscio: il 26 maggio 2016 Garatti rientra a casa e poi va a Costa Volpino, a pochi passi dalla casa del papà. Beve una birra con un amico in un bar, esce, torna all’auto e sparisce: cellulare e portafogli restano dentro l’abitacolo, ma lui non c’è più.
Il fondo giustizia
Da allora nessun segnale. E ora alcuni dettagli sui suoi rapporti con il padre, sui suoi soldi misteriosi e i suoi traffici finiscono nero su bianco nell’ordinanza con cui il giudice Ezia Maccora ha disposto la confisca del milione e 465 mila euro trovati nelle perquisizioni successive alla scomparsa: una confisca eseguita in questi giorni, mai appellata dall’avvocato d’ufficio nominato per lo scomparso Garatti. Quei soldi sono su due libretti postali ormai acquisiti dal Fondo Unico Giustizia, lo Stato. Il tesoretto fu trovato in due perquisizioni differenti a casa del papà: il 2 giugno 2016 spuntarono 265.800 euro in una cassaforte a muro nascosta dietro una parete in legno creata in garage. Tre giorni dopo 1.200.000 euro erano invece stati scovati sotto una soletta di cemento di 15 centimetri, nel pollaio vicino all’abitazione: 8 mazzette da 300 banconote di 500 euro l’una.
La cassaforte
«Somma da ritenere di proprietà di Garatti Fabrizio — scrive il giudice nella sua ordinanza di confisca —. La moglie ammette che tali risorse costituivano il frutto delle attività illecite cui si dedicava il marito». «I soldi ritrovati — racconta la donna a verbale — li riconduco sia alla questione Faco (e cioè una società che in apparenza si dedicava al commercio di metalli, ma più probabilmente a false fatturazioni, secondo gli investigatori,
ndr), sia ai malfatti in materia di stupefacenti, per i quali aveva il processo». Dimostrare che quei soldi sono dello scomparso è fondamentale per la confisca. «La somma — prosegue il giudice — era in parte conservata in una cassaforte la cui combinazione era sconosciuta tanto alla Frassi, la moglie, quanto al padre Franco Garatti: entrambi, davanti ai carabinieri operanti che eseguivano la perquisizione, negavano recisamente di essere stati a conoscenza dell’esistenza della stessa cassaforte. Se, diversamente, la somma fosse stata di Franco Garatti non si comprenderebbe per quale ragione questi sarebbe stato indotto a richiedere, nel 2015, un mutuo bancario», e poi anche un prestito di 10 mila euro al figlio che «risulta dalla documentazione manoscritta rinvenuta nella perquisizione».
L’usura
I soldi quindi erano del Biscio e dalle indagini sulla sua scomparsa è emerso un quadro che non relega sicuramente al passato le attività sospette. Anzi, «Garatti si dedicava con continuità al prestito di denaro ad interessi usurari — scrive il giudice Maccora —. Una donna fa riferimento a singoli prestiti nell’ordine di 60-70.000 euro, per come appreso dallo stesso Garatti poco prima della sua scomparsa». Tassi che in alcuni casi superavano il 10% sul singolo mese. E i carabinieri scoprono che anche per i prestiti ai parenti spesso Garatti imponeva un interesse.
Le compagnie aeree
Ma c’è anche il traffico di stupefacenti: dopo la scomparsa gli investigatori valutano l’ipotesi di una fuga all’estero e verificano con le compagnie aeree se il Biscio avesse fatto viaggi per prepararsi il terreno, magari in paesi lontani. E scoprono che nei 12 mesi prima di sparire è stato tre volte all’estero, due in Spagna e una in Olanda, sempre per pochi giorni e sempre con un soggetto già noto ai carabinieri per questioni di stupefacenti. È un dato ulteriore che fa pensare a traffici ancora in corso, che la moglie certifica in una telefonata con un conoscente in cui parla di incassi per circa «40 mila euro al mese».
Il meccanismo
La confisca è stata possibile perché quel tesoretto da un milione e mezzo non trova spiegazioni nelle attività lecite di Fabrizio Garatti. Il giudice Maccora l’aveva condannato in primo grado con rito abbreviato per la detenzione di 50 chili di marijuana. Il legale che l’aveva assistito in quel processo, Oreste Dominioni del foro di Milano, si era opposto alla confisca, già firmata il 2 maggio dal giudice, sostenendo che la condanna sugli stupefacenti non era ancora definitiva.
In realtà, ha ricostruito il pubblico ministero Emanuele Marchisio consentendo la confisca, la responsabilità penale era stata già accertata in tre gradi di giudizio. Manca solo un ricalcolo dell’ultimo verdetto, 3 anni e 4 mesi, dopo l’annullamento della legge Fini-Giovanardi da parte della Corte Costituzionale.
Tutti passaggi giudiziari che nulla tolgono e nulla aggiungono al mondo, misterioso ma fino a un certo punto, del Biscio.
Le ricostruzioni Tre viaggi sospetti prima di sparire. «E prestiti da usuraio: 70 mila euro alla volta» Il documento I dettagli sulle indagini nell’ordinanza di confisca dei contanti, finalmente eseguita