Un Renate da Oscar
L’ex nerazzurro Magoni è il direttore sportivo della squadra brianzola, miracolo della Lega Pro
Come l’Albinoleffe ma senza Albino, demograficamente parlando. Cioè, solo Leffe, il che significa 4.468 abitanti. Toglietene ancora 400 e avrete l’esatta dimensione di Renate, provincia di Monza e Brianza. Dimensione anagrafica, perché quella calcistica è tutta un’altra storia. È lì da vedere. Classifica Lega Pro Girone B: 33 punti (ma avrebbero dovuto essere 36, i tre punti fatti contro il Modena, escluso dal campionato, sono stati cancellati) dietro la capolista Padova a 38, ma davanti a realtà cittadine gloriose come Reggiana, Sanbenedettese, Triestina, Vicenza. «Siamo forse la più piccola realtà calcistica professionistica d’Europa», esordisce Oscar Magoni che di questo piccolo-grande miracolo fubbaliero, allenato da Roberto Cevoli, è il direttore sportivo. Nello stemma del Renate, su fondo nerazzurro, campeggia una ringhiosa Pantera, mentre nella homepage del sito della società campeggia in sovraimpressione sulla foto della squadra (che per via dei colori societari fa molto Atalanta) la sfida tra Albinoleffe e Renate (sarà lunedì prossimo). «È una partita difficilissima. All’andata, noi in 11 e loro in 10, abbiamo perso. È una squadra molto fisica e per noi sarà molto dura».
Dopo un trascorso da allenatore, Magoni è ritornato al Renate in una veste nuova.
«È una società che ho allenato, in due tornate, con buoni risultati, ma come allenatore mi ero dato dei tempi precisi: se entro dieci anni non fossi riuscito ad arrivare alla serie B, avrei smesso. Ho cominciato nel 2006 e sono arrivato due volte alla C1, con il Lecco e la Tritium. Ho sempre fatto così in tutta la mia vita da sportivo, fissando degli obiettivi da raggiungere in un certo tempo. Nel 2016 ho deciso che era tempo di fare altro.
E sono arrivato al Renate, un ambiente dove mi ero trovato benissimo, come diesse». Meglio mister o diesse?
«Le ho provate tutte (ride, ndr.); dal calciatore in carriera al mister al diesse. È un percorso in cui perdi l’adrenalina della partita, ma impari a fare altro, a gestire i giocatori e costruire la squadra. A cercare i giovani. Questo è il mio compito». Come si costruisce una squadra come il Renate?
«Una premessa: il monte ingaggi è sotto il milione di euro e il budget della società, con la gestione di 10 squadre, non supera il milione e mezzo. In organico abbiamo 10 giocatori sotto contratto che sono nostri, tra cui due “vecchi” di 33 anni, poi ci sono i giovani. L’età media è di 24 anni. Peraltro il settore giovanile è il nostro fiore all’occhiello: sommando i punti delle rappresentanze di Under 17, under 15 e Berretti, siamo davanti a tutte le 50 e passa società di Lega Pro». Tra l’altro non giocate neanche in casa…
«Quello dello stadio è un problema enorme. Come società siamo sparpagliati su tutti i campi della Brianza, mentre come prima squadra giochiamo a Meda e ci alle-
niamo a Nibionno». E i tifosi?
«Gli aficionados di Renate non ci mollano, ma abbiamo conquistato anche i brianzoli appassionati di calcio. Abbiamo un buon pubblico».
Come diggì c’è Massimo Crippa, altro giocatore dal passato importante.
«Lui ha senz’altro una carriera più blasonata della mia, ma insieme formiamo un tandem un po’ particolare. In nessun altra società diggì e diesse sono due ex giocatori. Di solito nelle società di calcio il diggì è più un amministrativo, qui invece, con un occhio più tecnico ci dividiamo compiti e mansioni. Lui è il punto di riferimento, dopo i due presidenti, Citterio e Spreafico». Dunque c’è un segreto.
«Saper stare al proprio posto e scegliere i giocatori anticipatamente: qui si lavora così. Stiamo già pensando alla squadra del prossimo campionato. Cerchiamo tanti giovani e andiamo a pescarli soprattutto nelle società professionistiche dove io e Massimo abbiamo giocato e con cui abbiamo ottimi rapporti: inter, Torino, Chievo, Napoli, Parma e Atalanta». È un caso che il vostro bomber si chiami Gomez?
«Avevamo problemi in attacco, ma abbiamo giocatori che ce li hanno risolti e Gomez dal Catanzaro è uno di loro. Abbiamo la miglior difesa della categoria, che con un nuovo portiere sta confermando il rendimento dello scorso anno». Un pensierino alla B?
«La classifica è buona, ma adesso giochiamo per divertirci e far giocare i nostri giovani. Abbiamo vinto la Coppa Disciplina che per noi, per il nostro modo di intendere il calcio, vale più di uno scudetto».
Monte ingaggi In tutto spendiamo 1 milione in stipendi, puntiamo sui giovani dalle grandi società