Corriere della Sera (Bergamo)

LA LEZIONE DELL’IGLOO

- di Maddalena Berbenni

Quest’inverno doveva essere il peggiore nella storia di San Simone. Invece c’è il rischio che molti se lo ricordino come il più felice. E chi l’avrebbe detto che sarebbe stato per sei igloo, con gli africani, non gli eschimesi, a lavorare la neve ghiacciata. Nella bufera dell’incendio doloso, dei sindaci indagati, dei 30 milioni di debito che hanno affossato la Brembo Super Ski e la sciagurata gestione dei suoi amministra­tori, la piccola stazione di Valleve è quella che ci ha rimesso di più. A Foppolo e Carona la stagione è partita tardi e a fatica. Ma si scia. San Simone, invece, s’è ritrovata a piedi. Niente skilift né seggiovie, e pazienza per i soldi, anche pubblici, investiti nelle piste con opere in alcuni casi lasciate a metà. Pazienza per chi sugli impianti ci campava e per i turisti che si sono comprati la seconda casa. Al di là di come e per colpa di chi si sia arrivati a questo punto, è significat­ivo che l’inverno più nero abbia di colpo svoltato grazie a una trovata come quella di Davide Midali. Il suo rifugio si trova tra la partenza delle piste e l’albergo trasformat­o in centro per richiedent­i asilo. Con tutto fermo e la neve che è venuta, un altro si sarebbe sparato. A lui si è accesa la lampadina. Ha preso un paio di profughi e ha messo in piedi un nuovo hotel. Di ghiaccio, però. Risultato: interviste sui tg nazionali e richieste da tutta Italia per una notte in igloo. Ci vuole altro per salvare San Simone, chiaro. Ma è la dimostrazi­one che non servono idee faraoniche per rilanciare la montagna. Bastano la neve e il coraggio di girare pagina.

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