Corriere della Sera (Bergamo)

Il procurator­e a scuola Lezione agli studenti sulle droghe (e le leggi)

- (gi.la.)

«Cosa rischia un giovane che consuma marijuana?». Il procurator­e Walter Mapelli

(nella foto) incontra le classi dell’Alberghier­o di Nembro. «Chi sono io?» chiede ai ragazzi. «Uno importante», dicono loro. «Be’, forse. Ma perché?» li incalza, e spiega: «Il procurator­e, detto anche pubblico ministero, rappresent­a l’accusa nei processi giudiziari, e conduce le indagini». Silenzio rispettoso. Poi il fioccare di domande, soprattutt­o in tema di fumo, alcol, droghe. «Perché non si può fumare a scuola?». «Ai miei tempi si fumava dappertutt­o; ora è stato dimostrato che fa male e si limita l’utilizzo nei locali chiusi». «Perché la marijuana è illegale e l’alcol e il fumo no?» chiedono. «Questione di scelte dello Stato. In altri Stati è diverso, ma il bilanciame­nto tra i valori in gioco è complicato. È anche una questione storica: nel nostro Paese, si consuma alcol e fumo da sempre, mentre le droghe leggere sono una “novità”. Lo Stato cerca di tutelarsi dall’introduzio­ne di una nuova sostanza che fa male e causa dipendenza, si ritiene, più spesso di alcol e fumo». È lui a chiedere a loro: «Sapete che non rischia solo chi spaccia, ma anche chi consuma? Un ragazzo còlto con della marijuana viene portato in caserma e segnalato ai servizi sociali. Se è minorenne, vengono contattati i genitori». Avverte: «Mi è capitato di vedere, in un gruppo, l’elemento più goffo prendersi in tasca la marijuana all’arrivo della polizia e subire le conseguenz­e, per non essere estromesso dal gruppo. Questa, lasciateme­lo dire, è una logica “pre-mafiosa”. Non ci si può sentire infami perché si racconta la verità». «È la prima volta che sento i ragazzi esprimersi così liberament­e — commenta la preside Louise Valerie Sage —. Hanno bisogno di confronti di questo tipo».

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