Cerca la fuga? Chiudete quella porta
Qualcuno chiuda la porta. L’ha lasciata aperta Gasperini, meglio dire socchiusa, comunque uno spazio sufficiente per gli spifferi. Se sia anche una via di fuga, preparata per tempo in vista di un’uscita a fine stagione, lo comprenderemo fra pochi mesi. In ogni caso, magari è ancora possibile sbarrarla. Basta parlargli, parlarsi, parlarci. È un momento cruciale: tra il Gasp e il suo datore di lavoro non è mai passata tanta tensione. All’allenatore, Bergamo sta già stretta.
Nei suoi piani, c’era quest’estate l’aggiunta di qualche giocatore pronto (uno di questi, Palacio) e la scalata di altre posizioni. Come risposta, si è trovato una comitiva di stranieri spaesati, per lingua, cultura, abitudini. La linea di Sartori — scommettere sugli sconosciuti per favolose plusvalenze — contro la linea del Gasp (Zingonia centro di gravità). Tra l’altro, questa del Gasp non è un’idea solo sua: era anche quella di Percassi. E pure la mia, benché conti zero: se l’Atalanta concede un piacere particolare, è proprio pescare nel vivaio e spadellare campioni, dopo il giusto tempo di cottura. Evidentemente, il Gasp non sopporta che questa filosofia si sia persa per strada, a favore dell’affarismo di Sartori (della serie Zingonia o Patagonia, basta che rendano).
Il risultato del testacoda è apparecchiato: Gasp inacidito, società accigliata. Mai così lontani. Ma anche se Gasperini fa volare gli stracci per prepararsi la scusa buona, quello che dice resta vero. L’Atalanta non è più il miracolo di Zingonia. L’Atalanta è Schmidt, Gosens, Haas. Un po’ ostrogota, diciamolo. Meno identitaria. Che i malintesi esplodano proprio adesso non è il massimo. Ma non è facendo finta di niente, con un bel sorriso a favore di selfie, che si supera. Meglio guardarsi negli occhi. Bisogna verificare se c’è ancora margine. Ne vale la pena.
Dati alla mano, questo è il migliore tecnico della storia centenaria atalantina. Già che ci sono, gli giro quest’ultimo riconoscimento come augurio di buon sessanta. Non serve altro. Caro Gasp, è il nostro special one. Certo l’Atalanta è andata avanti e andrebbe avanti anche senza di lei. Ma non è stata e non sarebbe la stessa Atalanta. Faccia il piacere, festeggi qui i 61.