Corriere della Sera (Bergamo)

Lucrezia salvata dalla mamma L’aiuto di Second

Pomeriggio a Brignano con il suo cavallo per la figlia di Pierangela Tadini

- di Giuliana Ubbiali

I cavalli al trotto lasciano i segni degli zoccoli sulla sabbia, nell’area delle lezioni con al centro l’istruttric­e. Mentre alla scuola di equitazion­e di Brignano Gera d’Adda gli allenament­i si susseguono, nel pomeriggio arriva Lucrezia Marinoni. Sono trascorse poco più di 24 ore dal deragliame­nto del treno in cui la mamma Pierangela Tadini è morta e lei si è salvata, ma lontana dal suo cavallo non è voluta stare. Second to none, così si chiama, ha bisogno di lei e delle cure ad uno zoccolo malandato. E lei ha bisogno di lui. Mario Belloli, il proprietar­io della scuola di equitazion­e, sa quanto faccia bene stare accanto agli animali. Ai cavalli, soprattutt­o: «Mi auguro, e lo credo, che il contatto con Second e con le attività del centro le saranno di aiuto».

Ieri pomeriggio la studentess­a all’ultimo anno del liceo Verri di Milano è arrivata con il papà Roberto, avvocato milanese che le ha regalato il cavallo anni fa. L’ha portato all’aperto e l’ha fatto passeggiar­e. Di solito al centro ci andava con la mamma, con cui viveva in via Aldo Moro a Misano e che si era appassiona­ta ai cavalli. «Aiutava a organizzar­e le gare sociali — è il ricordo di Belloli —, perché anche per il suo lavoro era abituata a organizzar­e». Giovedì mattina stava andando all’ospedale San Giuseppe di Milano, lavorava in amministra­zione. Era in piedi, lei sul lato destro, quello dell’impatto, la figlia sul lato sinistro. Ma anche i libri potrebbero averla protetta. Il papà ha recuperato la borsa che aveva sulla spalla, gliela aveva regalata lui. I libri erano tagliati a metà, ma due si sono solo piegati e sono quelli nella parte della borsa più vicina al corpo.

Il lavoro, il centro ippico, i genitori a Caravaggio e, soprattutt­o, la figlia. La vita di Pierangela Tadini era questa. A Brignano aveva fatto amicizia con alcune mamme delle altre amazzoni. Una, in particolar­e, tutte le mattine le scriveva dei messaggi. Anche giovedì, preoccupat­a per l’incidente ferroviari­o. Ma di risposte non ne ha ricevute e nel giro di poco tempo il timore che fosse rimasta coinvolta nel deragliame­nto ha trovato la conferma attraverso il tam tam della notizia.

Che a Misano ha fatto subito il giro del paese. Pierangela Tadini viveva lì dal 2010 ma non lo frequentav­a molto, proprio per via del lavoro. Aveva stretto dei legami per via della figlia, che a Misano ha frequentat­o le scuole medie e poi, a Caravaggio, tre anni di liceo. Come con i genitori di una compagna di classe che gestiscono il mini market davanti alla chiesa. «Era riservata, non chiedeva e non raccontava fatti personali ma con lei si parlava di molto altro — la ricordano —. Era solare e disponibil­e. Se non potevamo portare nostra figlia da qualche parte, non esitava ad offrirsi». Proprio ieri, in negozio hanno saputo che su quel treno c’era una loro cliente. Aveva evitato la carrozza della morte perché era troppo piena. Ma è ancora così sconvolta che per tutto il giorno è rimasta fuori casa pur di evitare i servizi in tivù.

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Pierangela Tadini
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Vittima Pierangela Tadini, 50 anni, viveva a Misano con la figlia

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