Reati fiscali, sequestri quadruplicati
L’INTERVISTA
Da 5 a 20 milioni. Il denaro e i beni sequestrati dalla Procura nell’ambito dei reati fiscali sono quadruplicati, ma al procuratore Walter Mapelli non basta. «Puntiamo più in alto», dice in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. La Procura ha chiesto il sequestro di 51 milioni, il gip l’ha dato per 48, «ma il problema è trovare i beni degli indagati». Da qui i 20 effettivi. È uno dei temi della giustizia. Lo è anche quello dei tempi e, dunque, della prescrizione: per la carenza di personale amministrativo in tribunale si è creato un imbuto. Tra i reati, calano i furti, ma aumentano violenze sessuali e frodi informatiche.
Inutile mandare 4.000 fascicoli in tribunale se ne può smaltire 3.500 Quelli prossimi alla prescrizione restano qui in Procura, alla collettività costa meno Ci mancano 12 unità amministrative sulle 53 nella pianta organica peraltro strampalata e tre andranno in pensione entro marzo, ma non saranno sostituiti se non, forse, a fine anno L’innalzamento delle soglie di punibilità dell’evasione ha ridotto il numero dei delitti ma ha aumentato gli importi recuperabili Walter Mapelli
Effettività del diritto. Per il procuratore Walter Mapelli queste parole riassumono la giustizia. Reati fiscali, la sua specialità. E, soprattutto, l’incisività dei sequestri che colpiscono dove fa male: il patrimonio.
La Procura ha ottenuto il sequestro preventivo per equivalente di somme o beni per 20.800.000 di euro, nell’ambito di 29 procedimenti per reati tributari, peculato, riciclaggio. Tanti rispetto ai 5 milioni dello scorso anno (giudiziario).
«È un progresso, ma sono ancora pochi e puntiamo più in alto. Bergamo è la settima provincia per numero di imprese, 95.000, ma non lo è anche per sequestri. O i bergamaschi evadono di meno, e non lo escludo ma solo il tempo ce lo potrà dire, oppure noi siamo meno incisivi».
Il divario tra quanto dovuto e quanto recuperato non dipende però dal filtro del gip, che ha firmato sequestri per 48 milioni sui 51 chiesti dalla Procura e, nel periodo precedente, per 45 milioni.
«Infatti il problema è recuperare effettivamente il denaro o i beni di cui, nel frattempo, gli indagati possono essersi liberati. Ci siamo impegnati, con l’insostituibile supporto della Guardia di Finanza, da un lato ad affinare il risultato e, dall’altro, a dare priorità alle misure cautelari che portano denaro. È meglio degli immobili, il cui valore può variare».
Nella sua relazione scrive che l’innalzamento delle soglie di punibilità dell’evasione fiscale ha ridotto il numero delle notizie di reato, ma che al minor numero di delitti corrisponde un aumento degli importi evasi.
«Prima la soglia era di 50.000 euro, ora oltre i 150.000 se si tratta di evasione dei contributi e 250.000 se riguarda l’Iva. I reati tributari sono scesi da 535 a 461. Viene da sé, però, che possiamo chiedere sequestri più alti attraverso un minor numero di indagini».
Cioè si punta sui «pesci» più grossi. Nulla impediva di farlo anche prima.
«È vero, si poteva già fare una selezione, ma era più difficile in un mare di “pesci” piccoli. Ora, da un lato è diminuito il numero di “pesci pescabili” ma dall’altro sono aumentati gli importi sequestrabili».
Insomma, punta alla concretezza. Cash, se possibile.
«Cerco di avere l’effettività del diritto, che è un’altra cosa rispetto alla proclamazione del diritto. Pensiamo, per esempio, ad un fallimento che viene dichiarato tardi. Il creditore può anche avere il diritto di ricevere una somma molto alta ma questo di- venta effettivo solo quando la incassa».
Allora bisogna parlare dei tempi della giustizia e della prescrizione. Nella relazione scrive anche che la capacità «produttiva» della Procura è maggiore delle limitata capienza ricettiva dei processi non prioritari da parte del tribunale.
«È la fotografia di una situazione nota. Peraltro, in sede distrettuale è stato deciso che i procedimenti prossimi alla prescrizione in primo e in secondo grado non sono urgenti e di tenere conto della capacità del tribunale di definizione annua dei procedimenti. A Bergamo è di 3.500 fascicoli, quindi è inutile che la Procura mandi 4.000 richieste di rinvio a giudizio o citazioni dirette perché verrebbero comunque fissate nel 2022».
Qualcuno potrebbe dire: «Io lavoro, se gli altri non stanno al mio ritmo non è colpa mia».
«Mi sembra più intelligente un’altra soluzione, cioè che i fascicoli si prescrivano in mano mia. Perché se si prescrivono in Procura alla collettività costa 100, se invece si prescrivono in tribunale avviando comunque un processo costa 200».
Da un lato il tribunale è intasato, dall’altro, però, se alcune indagini sono prossime alla prescrizione sarà anche perché sono rimaste a lungo in Procura.
«Il sistema è farraginoso, alcune indagini sono complesse, i tempi di durata sono un problema ma ci stiamo lavorando».
In tribunale c’è un problema di carenza del personale amministrativo. In Procura siete a pieno organico?
«No, ci mancano 12 unità sulle 53 previste dalla pianta organica della Procura, peraltro strampalata e definita sulla base di una fotografia dell’esistente casuale e decisamente superata. Abbiamo invece, a fronte di 18 magistrati, 7 assistenti giudiziari sui 7 previsti dalla pianta organica, di cui 3 andranno però in pensione a fine febbraio. Poiché il ministero ha bandito e chiuso, in tempi veramente brevi, il solo concorso per assistenti giudiziari, la Procura non ne beneficerà, se non forse a fine 2018 con la sostituzione dei pensionati. Per i ruoli scoperti in Procura non sono previsti arrivi nonostante l’impegno delle istituzioni e dei politici del territorio nonché mio personale, con due “viaggi della speranza” a Roma. Siamo così costretti a inventare nuovi moduli di lavoro riorganizzando l’attività di supporto ai magistrati per gruppi centralizzati».
Siete arrivati ad avere 35 tra volontari e persone in mobilità, quasi quanto i 41 dipendenti.
«Sono una risorsa. Degli 11-13 in mobilità a 20 ore a settimana, però, ne sono rimasti un paio. Per me è un problema, ma mi fa piacere per loro e per il territorio perché significa che hanno trovato lavoro. E per i volontari, che ringrazio di cuore, in buona parte finanzieri in pensione, si può organizzare un orario di lavoro sulla base della loro disponibilità ma non glielo si può nè si deve imporre».
Le forze dell’ordine, nelle relazioni delle loro attività redatte per l’anno giudiziario da anni indicano la presenza di criminali di origine calabrese stanziali in Bergamasca.
«Direi che è improbabile una ‘ndrina della Valle di Scalve, credo che la criminalità organizzata ci sia, ma si possa infiltrare più nel territorio da Bergamo in giù perché è economicamente più sviluppato».
Denunce per furto in discesa, quelle per violenza sessuale e truffe informatiche in salita. Quale è la fotografia dei reati?«Il
numero dei reati contro le fasce deboli è rilevante. Così come contro il patrimonio, anche se la maggior parte non riguarda fatti clamorosi, direi che si tratta prevalentemente di una delinquenza spicciola». Fatture false? «Un tempo magari nemmeno venivano fatte, ora di fatture farlocche siamo pieni».