Le storie portate alla luce dalla tragedia
Serviva una tragedia a ricordare a tutti che sui treni viaggiano persone con storie quasi sempre belle e quasi mai banali. Persone che nessuno nota, perché non fanno rumore, e che qualsiasi cosa accada niente potrà mai fermare.
Ci voleva un evento che interrompesse la monotona regolarità dell’andare e venire, che di colpo spezzasse l’oscillazione del pendolo. Ci voleva un treno deragliato. Una carrozza schiacciata. Il sangue di tre morti. Le urla di cento feriti. Le lacrime di migliaia di donne e uomini, colpiti dalla tragedia. Adesso davanti al disastro è come se tutti si fossero accorti che sui treni non viaggiano automi. Si scava nella vita delle persone che non ci sono più o in quelle che per pura fatalità ce l’hanno fatta. E si scopre che in ciascuna di quelle vite era o è custodita una storia. Sono vicende umane belle quasi sempre, banali quasi mai, tutte diverse, ed è come se tutte portassero sempre in uno stesso punto. È un po’ quel che capita ai bimbi quando fanno le buche in spiaggia. Una palettata dopo l’altra la sabbia si fa sempre più umida e scura, finché alla fine sul fondo non si vede affiorare
l’acqua. E quell’acqua uguale per tutti altro non è che il mare. Ascoltate in sequenza le storie del treno 10452 portano tutte a un unico grande mare. A una realtà sconosciuta, troppo spesso ignorata, regno di un’umanità silenziosa. Persone che nessuno nota, perché sono abituate a non far rumore. S’alzano quando gli altri dormono, escono di casa col buio e all’alba, sono già in viaggio per arrivare in orario all’apertura di uffici, fabbriche, ospedali, per essere puntuali all’inizio delle lezioni, liceo o università. Non inquinano, non strombazzano, stipati come sardine, parlano, fanno amicizia, leggono, s’informano. Può succedere di tutto, contrattempi o disastri, ma nulla mai li potrà fermare.
Ascoltate in sequenza le storie del treno 10452 portano a un unico grande mare. A una realtà sconosciuta, spesso ignorata, regno di un’umanità silenziosa