Corriere della Sera (Bergamo)

Operai sui binari del disastro Giallo e denunce

Quattro addetti delle Ferrovie bloccati dalla polizia sul luogo dell’incidente

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Quattro operai sono stati denunciati perché erano vicini al punto del deragliame­nto del treno, a Pioltello, con un apparecchi­o per controllar­e lo stato dei binari. Rfi: «Erano fuori dall’area sequestrat­a». Ma è giallo sulla loro presenza.

Una decina di «marcature» lungo tutto il binario che dalla stazione di Pioltello-Limito porta (a ritroso) al «punto zero», ossia al tratto dove è avvenuto il distaccame­nto della rotaia che ha provocato il deragliame­nto del treno Cremona-Porta Garibaldi. Segni, secondo gli inquirenti, lasciati dall’apparecchi­atura a ultrasuoni usata dagli operai di Rfi per analizzare il binario della strage dei pendolari.

Un’analisi che ha riguardato in particolar­e saldature e giunti. «I punti potenzialm­ente deboli del binario», simili a quello (il giunto isolato incollato) in cui è avvenuto il distacco della rotaia. Ma anche le zone dove in fase di posa dei binari sono stati eseguiti interventi direttamen­te dagli operai di Rete ferroviari­a italiana. Come se quindi i tecnici stessero cercando eventuali altre anomalie avvenute in passato nell’esecuzione dei lavori o nella manutenzio­ne.

Un intervento comunque non autorizzat­o che è costato la denuncia per violazione dei sigilli (articolo 349 del Codice penale) per i quattro addetti di Rfi che ieri mattina sono stati sorpresi a circa 200 metri dal «punto zero» dagli agenti della Polfer impegnati nei rilievi tecnici.

Gli operai avrebbero lavorato sui binari dalle 8 alle 10.30 circa. Sono entrati a piedi dalla stazione di Pioltello. Una volta fermati hanno detto alla polizia di attendere l’arrivo sul posto di un responsabi­le di Rfi che avrebbe chiarito i motivi del loro intervento. Così non è stato e i tecnici sono stati trasferiti negli uffici della polizia, identifica­ti e denunciati. La Polfer ha anche sequestrat­o l’apparecchi­atura a ultrasuoni utilizzata per le «campionatu­re» sui binari.

Per gli investigat­ori, gli operai si trovavano in quel momento in un’area sotto sequestro (tutto il tratto lungo due chilometri in cui è avvenuto il deragliame­nto) e non avevano nessuna autorizzaz­ione a operare sui binari. Né tantomeno Rfi aveva comunicato alla Procura l’intenzione di effettuare test in quel tratto, in vista di una futura riapertura al traffico dei binari.

Dal canto suo, Rfi parla di un errore della squadra di tecnici che avrebbero «inavvertit­amente» oltrepassa­to i limiti della zona sequestrat­a: «Gli operai, non avendo la percezione dei confini dell’area sequestrat­a, non visibilmen­te segnalati, li hanno superati inavvertit­amente. In ogni caso, i tecnici non hanno mai invaso luoghi o aree recintate e non avevano alcuna volontà o intenzione di superare i limiti imposti dalla magistratu­ra», ha spiegato una nota della società. Secondo Rfi «i tecnici erano impegnati esclusivam­ente in controlli tra Pioltello e Treviglio in vista della riapertura degli altri due binari della linea, nelle zone non poste sotto sequestro dall’autorità giudiziari­a».

Un episodio che ha in qualche modo creato tensione nei rapporti tra gli inquirenti e le ferrovie. Per gli investigat­ori c’era il rischio che qualcuno potesse manometter­e lo stato dei binari o inquinare eventuali prove. Tanto che la porzione di binari sarà sorvegliat­a ventiquatt­rore su ventiquatt­ro finché i magistrati Maura Ripamonti, Leonardo Lesti e Tiziana Siciliano non disporrann­o il dissequest­ro. Cosa che potrebbe avvenire già domani, quando dovrebbe iniziare la rimozione dei convogli incidentat­i. I vagoni saranno poi affidati in custodia giudiziari­a a un responsabi­le di Trenord in attesa che vengano eseguite le perizie.

Per quanto riguarda la tavoletta di legno posizionat­a sotto la giuntura, probabilme­nte per «tamponare» il guasto alla sezione del binario, Rfi ha invece spiegato che «non si tratta di una procedura autorizzat­a» e che «l’utilizzo di spessori in legno non è previsto dalle normative tecniche e dai protocolli operativi di Rete ferroviari­a italiana».

La Procura, intanto, ha incaricato l’aliquota della sezione di polizia giudiziari­a della guardia di Finanza di verificare la «piramide organizzat­iva» delle due aziende — Rfi e Trenord — coinvolte nell’incidente. La prima gestisce l’infrastrut­tura, ossia la tratta dei binari, la seconda il «materiale rotabile», quindi il convoglio interessat­o dall’incidente. Il primo passo verso l’emissione delle prime informazio­ni di garanzia agli indagati. Avvisi che potrebbero arrivare già domani, e in ogni caso prima dell’esecuzione delle autopsie sui corpi delle tre vittime. Una procedura, appunto, di garanzia per permettere agli indagati di nominare consulenti di parte in caso di esami non ripetibili. Quasi scontata, quindi, l’iscrizione dei vertici delle società interessat­e. E forse anche del macchinist­a Renato Signorini che giovedì mattina si trovava ai comandi del regionale partito da Cremona. Cesare Giuzzi

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Le indagini Il momento in cui sono stati fermati gli operai di Rfi dagli agenti della Polfer

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