Dacia Maraini Una famiglia senza uomini
Dacia Maraini è contenta di venire a Milano. Dice: «La città del mio editore, del mio giornale, di tanti amici. Che avverto più allegri che in passato, così orgogliosi del nuovo volto cittadino. Roma, al contrario, è infelice, depressa. Sarebbe bello poter contare su un contagio!». Viene nel capoluogo lombardo a presentare il suo nuovo romanzo, «Tre donne. Una storia d’amore e disamore» (Rizzoli). Praticamente un’anteprima, con l’eccezione di un breve passaggio a Benevento, non ne ha ancora parlato in pubblico. Domani alle 18.30 salirà sul palco del Teatro Parenti per dialogare con la vicedirettrice del «Corriere» Barbara Stefanelli. «Non mi sono preparata, non lo faccio mai, odio le scalette», rivela Maraini. «Il punto di partenza sarà ovviamente il libro, che esce dopo due anni di intenso lavoro, poi il discorso si allargherà, prenderà direzioni inaspettate, seguendo anche le domande del pubblico, che ascolto sempre con attenzione. Sarà divertente vedere dove ci spingeremo».
Eros, tradimento, famiglia, rapporti intergenerazionali: l’autrice indica alcuni punti fermi del romanzo. «Racconto l’universo femminile attraverso una famiglia composta di sole donne: la nonna, la madre, la nipote», dice. E confessa: «Il libro può essere considerato una sorta di manifesto sulla libertà di amare ad ogni età della vita». Gesuina, la nonna, ex attrice che in passato ha interpretato il ruolo di Mirandolina, sembra averne ereditato per osmosi il carattere: forte, volitiva, conserva intatta la curiosità per il gioco dell’amore («è aperta ma saggia, conosce i limiti e sa fermarsi», precisa l’autrice). La figlia Maria, intellettuale, di professione traduttrice dal francese, ha una vi- sione dell’amore romantica e pura, lo intende solo come progetto a lungo termine. Tra i due mondi, paralleli ma lontani, la sedicenne Lori, che del cuore conosce solo il ritmo istintivo dell’adolescenza. Una breve tentazione di una delle tre avrà conseguenze gravi, e rivoluzionerà le loro vite.
Sulla famiglia moderna, tema portante di «Tre donne», Maraini ha una sua tesi. Parla di scollamento fra realtà e consapevolezza, fra prassi e reale condivisione. «Il cambiamento è avvenuto, il nucleo tradizionale, patriarcale, è oramai sostituito da una nuova famiglia che può essere allargata, monoparentale, costituita da persone dello stesso sesso e non necessariamente coetanee, ma la mia idea è che siamo ancora fermi allo stato di passaggio, che manchi una vera cultura di supporto». Si parlerà, è inevitabile, anche di sessualità. «La vita si è allungata, oggi la sessualità ha confini diversi, più estesi. Ma ancora la donna matura è vissuta come asessuata, si accetta l’uomo con una compagna di venti-trenta anni più giovane, fa scandalo il contrario, basti pensare alla bufera mediatica sulla coppia presidenziale francese». Riflette, vorrebbe aggiungere un suo pensiero sul femminicidio. Ma si ferma. «Non anticipiamo tutto, rovineremmo la spontaneità del dialogo di domani con il pubblico».
Matriarcato Racconto l’universo femminile attraverso una nonna, una madre e una giovane nipote