L’ironia di Guerini: «Io senza paracadute»
Lettera su Facebook dopo il mancato inserimento nel proporzionale
«Caro Matteo Renzi, ti ringrazio per avermi voluto concedere il privilegio di non utilizzare il paracadute». Usa l’ironia il deputato pd Beppe Guerini dopo il mancato inserimento nel proporzionale. «Nel partito c’è forte tensione, si sono scatenate dinamiche che non mi piacciono».
Usa l’arma dell’ironia il deputato pd di Romano Beppe Guerini per stigmatizzare la composizione delle liste del suo partito. A lui che nel 2013 fu la sorpresa delle primarie è stato assegnato il nuovo collegio uninominale Caravaggio Romano-Manerbio. Impresa sulla carta quasi impossibile, che ha portato Guerini a dare sfogo al malumore su Facebook.
Ha parafrasato il post di Roberto Giacchetti che il giorno prima aveva scritto a Renzi per rifiutare il «paracadute» del listino proporzionale per giocarsi le chance in un collegio uninominale. Ma nel frattempo per lui è spuntato un collegio sicuro in Toscana. Un colpo di scena che il collega bergamasco ha stigmatizzato riscrivendo la lettera di Giacchetti: «Caro Matteo Renzi, anche io avevo un pensiero che mi ronzava in testa da giorni. In questi 5 anni ho partecipato a tutte le sedute dell’assemblea e sono risultato il secondo parlamentare più presente in assoluto tra Camera e Senato. Ho cercato di svolgere il mio impegno al massimo delle mie possibilità e sarei ipocrita se ti dicessi che non mi avrebbe fatto piacere il riconoscimento di questo impegno nel partito con
Beppe Guerini Deputato Pd
l’inserimento in una lista proporzionale. È il fascino indiscreto del paracadute. E allora ti ringrazio per avermi voluto concedere il privilegio di non utilizzarlo».
Allora, il paracadute c’è ma non è per tutti?
«Inutile nasconderlo, nel partito ci sono forti tensioni. Cinque anni fa era stato diverso perché c’erano le primarie. Anche allora c’era stato qualche aggiustamento dall’alto ma ora si sono scatenate dinamiche che non mi piacciono. Forse è la normalità, ma il risultato non è esaltante».
Nel comporre le liste si è fatto un passo indietro?
«Renzi è passato alla storia come il Rottamatore, ma con uno sguardo più pacato su questi anni alla fine si dirà che ha restaurato una classe politica. Basta leggere le biografie di alcuni candidati. Se si fa l’esercizio di confrontare le liste di oggi e di 15 anni fa, tra noi e Leu il panorama è inquietante».
E in provincia di Bergamo?
«Chiaramente qui conta la presenza autorevole del ministro Martina che ha fatto ticket con Renzi, però qualche pluralismo in più si poteva immaginare».
Era meglio con le primarie allora?
«Con l’introduzione dei collegi non avevano più senso e un partito non può abdicare ad altri la scelta della sua classe dirigente. Ma non va bene neanche far gestire tutto al segretario. Non sono mai stato renziano: non condivido il suo modo di fare. Credo che le decisioni debbano essere più collettive, magari prese con più fatica ma senza strappi e forzature di tipo personalistico. Che lo hanno portato al 41% ma ora lo fanno percepire in maniera poco benevola».
Verrebbe voglia di mollare il Pd...
«Questo no. Ironie su Giacchetti a parte, è stato davvero un privilegio ricoprire il ruolo di deputato. Ora è un dovere mettersi in gioco in una logica di servizio anche se non ci sono molte possibilità. Poi il 5 marzo faremo i conti e l’augurio è che le logiche cambino».
Il ritorno dei collegi però non le dispiace?
«Sono un passo in avanti per dare rappresentanza. Nel 2001 erano più piccoli e si poteva girare tutti i paesi creando un rapporto con la gente. Oggi sono grandi e sarà difficile. A me ne tocca uno particolarmente sfortunato che va dall’Adda a Ghedi. Se guardo i precedenti del voto in zona non sembra ci siano possibilità. Mi aspetto però il traino di Giorgio Gori».
Essere il deputato è stato un privilegio, mi metterò in gioco. Io non sono renziano: lui non ha rottamato ma restaurato. Le liste sono peggiorate