Corriere della Sera (Bergamo)

Due psicologhe assistono i superstiti

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Non ci sono state solo le cure in pronto soccorso, per i ventinove pazienti arrivati all’ospedale di Treviglio dopo il disastro ferroviari­o. Visto che un trauma di quel tipo può avere conseguenz­e di altro tipo, è stata approntata anche un’assistenza psicologic­a. «In ospedale abbiamo due psicologhe, che collaboran­o con Oncologia, quando si devono dare brutte notizie a pazienti o familiari — spiega il direttore sanitario Santino Silva —. Quando è successo il disastro e abbiamo capito che i pazienti della Bassa in grado di muoversi con i loro mezzi sarebbero venuti da noi, le abbiamo attivate». I problemi più comuni in questi casi sono rappresent­ati da «senso di impotenza, angoscia, preoccupaz­ione di far avere notizie di sé a casa». In attesa di essere medicati, molti di loro raccontava­no di immagini che non riuscivano a cancellare dalla mente e della preoccupaz­ione nel dover tornare a riprendere il treno per andare a lavorare. «Dopo la prima assistenza — continua il dottor Silva — hanno fornito i propri contatti, in modo da poter essere chiamate dai pazienti in casi di emergenza». Gruppi di sostegno composti da psicologi e neurologi sono stati attivati anche negli ospedali milanesi. Questo perché un incidente di quella entità viene vissuto, spiegano, «come il passaggio di un aratro che divide la vita di chi l’ha subito in un prima e un dopo, e riprendere la quotidiani­tà non è mai semplice». ( f.p.)

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