IL RISPETTO COME IDEA
C’è del buono in mezzo a noi. Questo confronto sul nuovo quartiere Sentierone — tolta la tara delle scontate, noiose, squallide beghette per partito preso di certa politica — riporta un po’ di sana discussione civica proprio al centro di Bergamo, in senso urbanistico e in senso ideale. Personalmente non sto a giudicare la singola pietra e la singola pianta. Mi piace nel suo complesso, questa rinfrescata generale. Elegante e garbata. Ma più ancora del punto d’arrivo mi piace il punto di partenza. Per una volta, se Dio vuole, la commissione di superesperti chiamata a scegliere il progetto ha messo al primo posto un valore da sempre strapazzato e vilipeso: il rispetto per quello che c’era già. Sarà che non ne posso davvero più di archistar e geometri di paese, lontanissimi per blasone eppure vicinissimi come narcisismo, tutta gente che intende l’intervento su una realtà (piazza, monumento, casa) come palcoscenico personale, per liberare la creatività al solo fine di sentirsi dire bravo, originale, geniale. Se al centro del progetto non c’è il luogo che andiamo a toccare, ma il se stesso e il proprio Ego, i risultati sono quelli sotto gli occhi di tutti, ovunque, da Nord a Sud. Adesso in tanti festeggiano perché a vincere sono progettisti bergamaschi. Io esulto perché sono bravi. E con tanta malinconia penso a come sarebbe la nostra terra, tutta, se in quest’ultimo mezzo secolo avessimo applicato lo stesso criterio, sempre, dappertutto: il rispetto per quello che c’era già. Quanti errori in meno, quanti orrori in meno. E che Bergamo migliore, oggi.