Da Spadolini al ministro Pandolfi 5 secoli di satira
Da Spadolini al ministro Pandolfi: in mostra alla biblioteca Mai 70 pezzi dedicati alla caricatura compreso l’autoritratto ironico firmato da Gaetano Donizetti
In primo piano due grandi occhiali neri, tondi, a cavallo di un naso pronunciato, che nasconde un ciuffetto di baffetti. Il resto è una linea sottile che quasi scompare, ma a vederlo si capisce subito chi è: Gandhi. Lo stesso vale per le caricature di Papa Giovanni Paolo II, Giovanni Spadolini, del politico bergamasco Filippo Maria Pandolfi, anch’egli finito sotto il tratto essenziale del caricaturista Pietro Ardito. Al disegnatore è dedicato un omaggio nella mostra «Arte per ridere», realizzata dalla collaborazione pubblico-privato tra la Angelo Mai e il collezionismo del Fondo Paolo Moretti sulla satira politica.
Paolo Moretti Il proprietario del fondo: «Coltivo l’insana passione per la satira politica da 40 anni»
Entrati nell’atrio scamozziano «a sinistra accoglie un disegno della scuola leonardesca, a destra uno di Ardito — anticipa Maria Elisabetta Manca, responsabile della biblioteca civica, dove l’esposizione di caricature italiane dal Cinquecento ai giorni nostri sarà esposta da domani al 6 maggio —. Parte subito un dialogo tra antichità, quale esercizio attento alla fisiognomica, e contemporaneità, passando per il periodo d’oro dell’800 e del ‘900».
In mostra oltre 70 pezzi. Manifesto della caricatura italiana nel corso dei secoli, provengono dal patrimonio della Mai, ma soprattutto dal fondo Moretti, che «da quarant’anni ho questa insana passione per la satira politica», dice il collezionista. Il suo fondo conta circa 4 mila tra almanacchi e libri e 70 mila fogli di giornale, attestandosi «a prima collezione in Italia e tra le prime dieci in Europa», afferma Paolo Moretti. L’esposizione di alcune tavole «vuole far conoscere la qualità della caricatura italiana, il cui termine fu usato dai Carracci nel Seicento per indicare il caricare i tratti delle persone, deformarli e indurre al riso — continua il collezionista —. Il Settecento è il secolo dell’Inghilterra, che riconosce all’Italia la paternità della caricatura, che nell’Ottocento, con il Risorgimento, si esprime al massimo con un diluvio di giornali. Poi il Novecento e i giorni nostri». Partendo dall’oggi si omaggia Pietro Ardito, «dal segno grafico essenziale. Con due linee creava una caricatura efficace e anche introspettiva, come si vede in quella di Spadolini, un ritratto psicologico che mostra il suo essere tronfio simpaticamente» continua Moretti. Dall’album «Il Caos» del disegnatore napoletano Melchiorre Delfico è tratta la tavola della locandina della mostra, raffigurante Verdi e Napoleone III. In quelle tratte da «Loro» si mostrano i volti delle vittime della Prima guerra mondiale, i soldati e ufficiali austriaci, contrapposti ai «Protagonisti», serie di caricature di uomini potenti, da re Vittorio Emanuele III al presidente degli Stati Uniti Wilson.
Dalla rivista satirica «Il Pasquino» del 1956 arrivano i volti di letterari e del mondo dello spettacolo, il cui tratto ottocentesco si può raffrontare a quello delle tavole di «Album di caricature». La serie «Arrivo dei crociati» è un’invettiva satirica verso il modo papalino a cura di Zeffirino Falcioni, che «da prete spretato non ama il mondo da cui proviene, ma vi si accanisce», spiega Moretti. Del patrimonio della Mai sono le «Satire di cinque poeti illustri» e «Il vespaio stuzzicato», i documenti iconografici della scuola leonardesca, la scena rurale di Giuseppe Macinata, le divertenti copertine caricaturali di spartiti o almanacchi musicali, le riviste satiriche della sezione «Bergamo ride», piccolo spaccato del collezionismo e della produzione locali. Tra i fogli spicca la nota autocaricatura a penna del 1841 di Gaetano Donizetti. Ed è tutta un’altra storia dell’arte, l’arte di ridere.