L’Inail non paga Medici in rivolta
A rischio stop l’ambulatorio dedicato agli infortuni sul lavoro.
Da due anni non vengono pagati e ora hanno deciso di incrociare le braccia. Sono i medici dell’ospedale di Treviglio che compilavano i certificati da inviare all’Inail nei casi di infortuni sul lavoro. Nel presidio sanitario della Bassa c’è un apposito ambulatorio dove i pazienti si fanno visitare e sbrigano le pratiche relative dopo il primo certificato, di apertura dell’infortunio, ottenuto in Pronto soccorso. I medici che prestano servizio in questi ambulatori lo fanno in regime di libera professione ma dal 2016 non ricevono dall’Inail, l’Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro, i compensi dovuti.
«Quando una persona arriva al Pronto soccorso vittima di un infortunio sul lavoro — spiega Alessandro Morbi, segretario bergamasco della Uil-Fpl Sanità ed enti locali — a cura del Pronto soccorso stesso viene aperta la pratica con una prima certificazione ma quando i pazienti hanno necessità di adeguarla per complicazioni o di prolungare il tempo di recupero devono sottoporsi a una nuova visita con un nuovo certificato. A Bergamo questo avviene in un ambulatorio dell’Inail, a Treviglio invece c’è la possibilità di farlo in ospedale. Abbiamo sollecitato più volte l’Asst Bergamo Ovest perché si attivi con l’Inail per ottenere i pagamenti». Fino al 2016 venivano riconosciuti 27 euro per un certificato cartaceo e 32 per quello in forma telematica. «A metà dicembre l’Asst Bergamo Ovest — dice Morbi — ci ha informato di aver scritto all’Inail dandole 20 giorni per saldare. Per questo porteremo pazienza fino all’8 febbraio (domani, ndr), poi l’ambulatorio chiuderà».
In tutto il debito pregresso si aggira sui 35 mila euro. L’Asst Bergamo Ovest in attesa della risposta dell’Inail non rilascia dichiarazioni ma fa sapere che in passato era vigente una convenzione per il servizio ma ormai è scaduta mentre riguardo l’ambulatorio intende organizzare un incontro con i medici il 9 febbraio per valutare la possibile prosecuzione. Gli spazi di manovra però sembrano molto stretti se non arriveranno i pagamenti. «Si tratta di una questione di dignità dei lavoratori — mette le mani avanti Morbi —, non è possibile che continuino a lavorare gratis».
L’Inail dal canto suo ritiene che i pagamenti non siano dovuti. Una posizione che troverebbe fondamento nel decreto legge sulle semplificazioni del 2016 e ancor prima nel decreto legislativo 14 del 2015 che applica a sua volta la legge di riordino dei rapporti di lavoro che ha introdotto il Job Act. Un problema, quello del pagamento dei certificati, sollevato in più parti d’Italia. Proprio per questo l’Inail a sua volta ha chiesto un chiarimento normativo al ministero ma sembra di capire che i tempi non saranno brevi.