Sigaro, libri, cultura e un mare di iniziative Addio a Trovesi, fondatore del Caffè Letterario
Viale Papa Giovanni Pochi giorni fa è scomparso Gianfranco Seghezzi, proprietario di un’altra libreria
Si può chiudere, mettere il sigillo sulla sua vita così come lui l’aveva messo sul suo Caffè Letterario. Succedeva a maggio di cinque anni fa e l’insegna amaranto di via San Bernardino, che sovrastava il mezzo arco della vetrina, si eclissava per sempre. «Aspettiamo i nostri amici affezionati alla libreria — disse —. Più che una festa sarà un requiem, ma cerchiamo in ogni caso di chiudere nel miglior modo possibile».
Ecco, cercare di chiudere «nel miglior modo possibile» è una frase circolare, capace di dare, anche nel momento dell’addio, finitezza ad un’intera esistenza. Nel suo caso, spesa e vissuta nei libri e proprio per questo, come sosteneva Umberto Eco, vissuta per 5 mila anni. Tanti quanti le storie che i tomi sugli scaffali attraversano e popolano.
Andrea Trovesi di anni ne aveva 63, ed era libraio di nascita. Molto prima dunque del 1977 quando si era messo a collaborare alla gestione della libreria della mamma Mariuccia, la «Rinascita» (in via Guglielmo d’Alzano) ideando e fondando poi, nella metà degli anni ’90, il «Caffè Letterario». Era, ai tempi, una Bergamo piena di librerie indipendenti che via via hanno segnato il passo — «Seghezzi», «Rossi», «Lorenzelli» e «Tarantola». E la stessa sorte era toccata, dopo 17 anni, anche al suo Caffè: crisi del libro e caro affitti avevano dato il colpo di grazia con una chiusura che erano stati in molti a bollare come «una perdita umana».
Il Caffè Letterario nella concezione di Trovesi e della sua socia, Patrizia Bani proto poneva una visione del libro come tramite, un motore di trasformazione della città. Il Caffè la propaggine, un luogo di aggregazione e di scambio di un libero pensiero di cui Trovesi era l’anima.
Il suo immancabile sigaro l’estensione. Lui non vendeva libri, il commercio era l’atto finale di un’osmosi di saperi e di idee che poi confluivano, sfociavano in un mare di iniziative, dibattiti, conferenze, presentazioni e ospitate, da Alda Merini a Paolo Villaggio, a Edoardo Sanguineti.
Trentacinque anni a respirare fumo e cultura, senza disdegnare le trasferte alle Feste dell’Unità: qui il banchet- di Trovesi non mancava mai. Gli era rimasto il tarlo della cultura da rilanciare in città e così «disoccupato» si era messo in lista, alle Comunali del 2014 nelle liste di Sel. La sua scomparsa segue di pochissimi giorni, quella di Gianfranco Seghezzi, che insieme al fratello Sandro aveva condotto un altro piccolo, preziosissimo scrigno librario, su viale Papa Giovanni. Gianfranco aveva 63 anni e viene da pensare che si trovi insieme ad Andrea in una libreria che, come scriveva Sartre, chiude il mondo come uno specchio. E «di uno specchio ha quella profondità infinita, la varietà e l’imprevedibilità» che Seghezzi e Trovesi hanno avuto in dote.