La sfida di Rosanna nel «suo» Bronx
Apre una rosticceria in piazza Affari a Verdellino, dove trascorse l’adolescenza
Rosanna Mauro era un’adolescente quando da Marsala si trasferì a Boltiere e poi nelle quattro torri di Verdellino con la famiglia. Oggi ha 52 anni e lì, dove molto è cambiato e a farla da padrone sono gli spacciatori e il degrado, torna. Una sfida, la sua. Nelle prossime settimane in piazza Affari apre «La Siciliana»: rosticceria, trattoria e bar. «Mia mamma vive ancora nelle torri, un tempo qui si stava bene».
L’adolescenza alle 4 torri, quando ancora ci si poteva vivere bene. Poi a Boltiere «Vorrei essere la prima di una lunga serie. Paura? No, ci sono sempre i carabinieri»
Lo storico bar Piccadilly, il parrucchiere, la pasticceria, un viavai di gente continuo. Anziani seduti sulle panchine e bambini che giocano. L’anno è il 1985 e ci troviamo in Piazza Affari a Verdellino. Oggi la Piazza è ricolma di extracomunitari, spacciatori e degrado. Un tempo non era così, anzi. A raccontarlo è Rosanna Mauro, 52 anni, arrivata a Boltiere da Marsala con la famiglia nel 1974 e poi trasferitasi alle «4 torri» di Verdellino nel 1979, che nelle prossime settimane aprirà «La Siciliana»: una rosticceria, trattoria e bar in Piazza Affari, precisamente al civico 24.
«All’età di 24 anni, quando mi sono sposata, sono andata ad abitare a Boltiere, dove vivo tuttora, però ho delle immagini bellissime della mia adolescenza. Quella lì sono io con le mie amiche in piazza — racconta scorrendo le foto dei ricordi — era proprio un bel posto. So che adesso non è più così ma io ci credo nella riqualificazione di questa zona e amo Zingonia. A me piace il posto e voglio provarci».
«Ci vuole coraggio», le dicono le amiche, ma Rosanna è convinta: aprirà la terza attività non gestita da stranieri di Piazza Affari, oltre all’agenzia viaggi e all’Aci, con l’aiuto del compagno Antonio Franciosi, 53 anni. Una scommessa che unisce le tradizioni della sua terra d’origine con i luoghi in cui è cresciuta. «Io amo far da mangiare. Ho fatto l’operaia per diversi anni però ho sempre fatto dei corsi di cucina. La nostra attività, a gestione familiare, sarà basata sui prodotti siciliani, pani câ meusa, frittola, sfincione e anche pane e panelle. Il caffè, quello buono, verrà dalla Sicilia. Poi — scherza — se viene l’amico bergamasco la polenta taragna gliela faccio senza problemi», racconta Rosanna.
Dove aprirà «La Siciliana» prima c’era un bar di cinesi, dove era stato anche scoperto un deposito di spaccio e, prima ancora, lo storico bar Piccadilly che prendeva il nome dalla fontana nella piazza: «Mi ricordo che andavo lì a bere il caffè e ora lo farò io appena apriremo. Mia mamma vive ancora nelle quattro torri, nello stesso palazzo dove abbiamo vissuto negli anni ’80. Si stava davvero bene, fino a 10 massimo 15 anni fa, era un’altra cosa. Mi riferisco anche ai complessi «Anna» e «Athena»: lì i ragazzini giocavano al palo della cuccagna. Al Palace venivano i calciatori. Io ho quel ricordo di Zingonia, poi tutto quello che è venuto dopo, si sa… Però adesso ci sono delle novità e io spero di essere solo la prima di una lunga serie, ho molte persone e amiche che non vedono l’ora che apra. Loro hanno paura e mi dicono “vai avanti tu prima”. Ma perché dovrei avere paura? Di che cosa? C’è molta sorveglianza, i carabinieri e la polizia sono sempre lì». Della stessa opinione è anche Donatella Bertola, 63 anni, residente a Verdellino centro, che ha preso in affitto una casa nel grattacielo di Piazza Affari dove, nell’ultimo anno, stanno tornando le famiglie italiane: «Mia mamma è invalida e io l’assisto. Da giugno dell’anno scorso abbiamo preso un appartamento in affitto e siamo felici di averlo fatto. La situazione è molto tranquilla. Quando mi affaccio c’è sempre la polizia locale. Le mie amiche, quando avevo detto che mi sarei trasferita qui per mia mamma, erano scettiche ma io le ho rassicurate. L’amministrazione sta facendo un ottimo lavoro».
Dall’anno scorso, anche Claudio Ferrari vive nel grattacielo con suo figlio di 13 anni e, ai citofoni del palazzo di proprietà dello Studio Vitali al civico 20, i cognomi italiani sono in aumento: su 23 targhette totali 8 sono italiani e 3 sono delle Assicurazioni. E Fabio Calenzo, consigliere delegato del comune, aggiunge: «Anche un’altra famiglia è arrivata a fine ottobre del 2017». Dal portone esce Luigi, che vive a Treviglio: era andato a trovare dei parenti, Pinna Ogliari il cognome sul citofono, anche loro lì in affitto da soli 4 mesi.