Corriere della Sera (Bergamo)

«Prima di andare voglio regalare un’altra Europa»

«Come dono d’addio ai tifosi vorrei regalare di nuovo l’Europa A maggio divento papà e poi programmer­ò le nozze: sarà mio figlio a portare le fedi»

- Magri

«Prima di andarmene da Bergamo vorrei regalare ai tifosi un’altra qualificaz­ione in Europa». Parole di Leonardo Spinazzola, promesso sposo alla Juve. L’atalantino ha parlato di calcio, di mercato e di vita privata.

«Il messaggio sui social ad agosto? Se potessi tornare indietro non lo rifarei» «Altro che Juve: testa solo all’Atalanta Ho pagato gli infortuni stagionali»

Novembre 2016. Inizio della cavalcata che porterà l’Atalanta, nella scorsa stagione, al miglior campionato della storia. Tra i destrieri, anche Leonardo Spinazzola. Il suo cartellino era allora, come oggi, della Juventus, ma nella prima squadra bianconera Leo non ha mai trovato spazio. Da qui la girandola di prestiti. L’ultimo a Bergamo. Domanda: «Ma un giorno pensa di tornare alla Juve?». La risposta fu un qualcosa del tipo «lei è “matto” anche solo a chiedermel­o visti i campioni che ci sono a Torino».

Febbraio 2017. Ricordiamo all’esterno quelle parole. Sorride: «Sono cambiate molte cose da allora. Grazie all’Atalanta sono cresciuto fisicament­e, mentalment­e e nel gioco». Crescita che l’ha portato, ad agosto, a cercare di convincere la società, tramite un messaggio sui social, di «liberarlo» con un anno in anticipo dal prestito biennale per poter raggiunger­e immediatam­ente Allegri. Richiesta rimandata al mittente.

Molti dicono che il suo rendimento in questa stagione sia calato. I maligni danno la colpa dei suoi pensieri in bianconero.

«Ad agosto avevo la testa alla Juventus, dalla fine del mercato l’ho avuta solo e sempre per l’Atalanta. Sono un profession­ista e non sono un fesso: lasciarmi condiziona­re significhe­rebbe fare male per primo a me stesso. Perché tornerei a casa con la brutta sensazione di non aver dato tutto nella cosa che amo di più. E perché in questo mondo bisogna sempre dimostrare di poterci stare. A maggior ragione visto dove andrò». Quindi nessun condiziona­mento?

«Nessuno a livello mentale. A livello fisico mi sono fatto male due volte. Ho saltato parte della preparazio­ne. Un atleta come me non può prescinder­e dalla salute. E se sto male tutto diventa più complicato».

Forse Gasperini chiede cose diverse dall’anno scorso.

«No, il mio ruolo è sempre uguale anche se la squadra, in generale, ha cambiato modo di stare in campo con Cristante e, soprattutt­o, Ilicic». Sembra che giochiate meglio.

«Con Ilicic c’è più qualità. Sa saltare l’uomo come pochi, in pratica abbiamo un altro Papu sulla destra».

Bel gioco, ma i risultati, seppur positivi, potevano essere migliori.

«Abbiamo perso dei punti. In primis contro Sampdoria e Udinese. Con la Samp per me abbiamo fatto il miglior primo tempo della stagione, ma se non la butti dentro diventa tutto difficile. E in quelle partite poi al primo gol subìto ci siamo disuniti. Ultimament­e però la fase difensiva è in netta crescita».

Domani c’è il Crotone. La testa è saldamente in Calabria o qualche pensiero è già in Germania?

«La testa è in Calabria anche perché la partita con il Borussia è dopo cinque giorni. Quindi avremo tutto il tempo per recuperare. E poi il match con il Crotone è importante per una classifica che è molto corta per chi lotta per un posto in Europa. Inoltre una vittoria ci carichereb­be ulteriorme­nte in vista della gara in Germania».

Febbraio è un mese durissimo: Crotone, doppia sfida di Europa League, Fiorentina, Juve in campionato e Juve in Coppa Italia.

«Ma sono sfide bellissime da giocare. Se c’è paura? No, ogni calciatore sogna di essere in campo in partite del genere. C’è anche curiosità di vedere uno stadio come quello del Dortmund. Sarà una gara dove dovremo rimanere concentrat­i fin dall’inizio perché loro spingerann­o subito al massimo. Un po’ come ha fatto la Juve in Coppa Italia».

A proposito: più semplice andare in finale di Coppa Italia o passare il turno in Europa?

«E chi lo sa. Noi vogliamo andare avanti in tutte le competizio­ni».

Sono gli ultimi mesi a Bergamo. Cosa le piacerebbe fare come regalo d’addio ai suoi tifosi? Magari segnare qualche gol visto che nell’ultimo anno e mezzo è rimasto a secco?

«Io ci provo, ma segnare non è proprio il mio mestiere. Il mio lavoro è fare assist. Ai tifosi mi piacerebbe regalare una nuova qualificaz­ione in Europa League». E qualcosa che le dispiace lasciare?

«Non saprei. Ma posso dire che il dispiacere più grosso è stato quel messaggio sui social ad agosto. Tornassi indietro non lo rifarei».

Il suo addio è fissato a giugno, quando inizierann­o i Mondiali. Lei era nel gruppo degli azzurri.

«Non so nemmeno se li guarderò. E ancora adesso non so individuar­e un motivo della nostra eliminazio­ne. Di sicuro non c’è un solo colpevole. La rabbia non è passata perché andare in Russia era un sogno». Altri sogni?

«Uno lo sto vivendo ora visto che la mia compagna aspetta un bimbo. Nascerà a maggio. E poi ne coronerò un altro: sposare Miriam, da otto anni la persona fondamenta­le della mia vita. Quando il matrimonio? Vorrei che fosse mio figlio a portarci le fedi». Quindi tra un anno e mezzo circa.

«Prima, perché sono convinto che il bimbo inizierà a camminare presto. Guardi che io a tre anni andavo in bicicletta senza rotelle…»

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