TORNARE POPOLARI
Cambio di gestione al Balzer: questa devo averla già sentita. Riportare il Balzer al centro della vita bergamasca, farne di nuovo il cuore che fu: anche questa devo averla già sentita. Passano i decenni, passano i pacchetti azionari, ma di questa gloria orobica non si riesce a ricomporre un destino. Ogni volta si sente dire che arriveranno grandi idee e grandi professionisti, per riportarci lì tutta Bergamo, dagli sfaccendati professionali alle mammine, dall’avvocato in pausa caffè all’atalantino da intervista tv, dai pensionati tuttologi agli studenti in fuga. Vorrei però far presente, da cittadino medio, che non sempre è il locale a fare il pubblico, ma può anche capitare che sia il pubblico a fare il locale. Cioè: temo che all’origine dei tanti rilanci falliti ci sia sempre la stessa ambizione, la stessa supponenza, di offrire un Balzer esclusivo. Ma come dice la parola stessa, l’esclusivo esclude. Il Balzer pieno di una volta, quando il Balzer era il Balzer, era un luogo — geografico e ideale — tutto al contrario: direi essenzialmente popolare, come lo voleva il pubblico, benché nel modo più raffinato, per mammine e studenti, per pensionati e potadandy. Volendo riportarci lì questa Bergamo — mi spiace per le montanti megalomanie da masterchef snob — la prima mossa da fare, anche se magari passa per antiquata, anche se fingiamo di non considerarla più, è piuttosto elementare: abbassare i prezzi. Bergamo è ricca, ma accendere un mutuo prima di sedersi al bar non piace a nessuno.