Corriere della Sera (Bergamo)

La «dolce» morte e l’amore di Maria per la madre

«ACCABADORA»

- Rosanna Scardi

L’amore tra madre e figlia, il tema della cura e dei conflitti sono trattati da «Accabadora» di Michela Murgia che si trasforma in un monologo, coprodotto dal Teatro Donizetti, in scena giovedì e venerdì al Teatro Sociale, in Città Alta, nell’ambito della stagione di Altri percorsi (alle 21, biglietto 19 euro, ridotto 14). Il libro, vincitore del Premio Campiello, ambientato nella Sardegna degli anni ‘50, narra la storia di Maria, adottata quando aveva sei anni da Bonaria Urrai, che è chiamata a dare una dolce morte a chi soffre senza speranza di guarigione. Acabar, in spagnolo, significa infatti «finire».

Maria cresce nell’ammirazion­e di questa nuova figura. Per la prima volta in vita sua si

La regista «Il rapporto con i genitori, la malattia e la morte toccano ognuno di noi»

sente scelta e accettata , lei che dalla donna che l’ha messa al mondo era chiamata «l’ultima» o «la quarta». Finché, un giorno, scopre il mestiere del genitore adottivo e fugge nel continente per cambiare vita e gettarsi alle spalle il passato. Il testo, scritto da Carlotta Corradi, comincia quando Maria è adulta e riceve una chiamata: è avvisata che sta per morire. «Non è un’opera sull’eutanasia, pur essendo contempora­nea alla vicenda di Luana Englaro — spiega la regista, Veronica Cruciani —. Ma sul rapporto con il genitore non biologico che l’ha voluta, facendola sentire accettata, che le ha dato un riscatto, secondo un mospettaco­lo dello di famiglia alternativ­o. Quando Maria tornerà sull’isola per accudire la madre, si trasformer­à a sua volta in una figura materna e sarà lei, ora, ad alleviarle il dolore». La duplice parte, di Maria e Bonaria, è interpreta­ta da Monica Piseddu, che ha recitato nella «Grande bellezza» di Paolo Sorrentino, scelta dalla regista per la sua intensità e per le origini sarde. Il dialogo è, infatti, tutto interiore, non reale, e ha quasi la forza di una seduta psicoanali­tica. Maria deve maturare, rielaborar­e il lutto. E per farlo, torna bambina.

«È come se parlasse con un’altra parte di sé, in un confronto tra una figlia e il genitore interno, il letto di morte è uno spazio mentale, la parete grigia è l’inconscio, da dove lei tira fuori oggetti e vestiti», aggiunge la Cruciani. La Murgia, che per la prima volta ha deciso di appoggiare e accompagna­re la nascita di uno nato dal suo romanzo, assistendo anche alle prove, spiega che «Carlotta Corradi ha compiuto un lavoro di tessitura, utilizzand­o parole mie, ma in un modo in cui io non le ho usate. C’è un’originalit­à, chiamarla riduzione non va bene, è un ampliament­o. Una visione che io non ho assunto perché la mia attenzione era sulla vecchia, non sulla bambina. È un pezzo di Maria che mancava». Il lavoro è al femminile, ma riguarda tutti. «Il rapporto con i genitori, la malattia e la morte, i momenti di dolore sono esperienze che toccano ognuno di noi», precisa la regista. Venerdì alle 18, alla sala conferenze di Casa Suardi, in piazza Vecchia, è previsto un incontro alla presenza di Maria Grazia Panigada, direttore artistico di Altri percorsi, Veronica Cruciani e Carlotta Corradi. L’ingresso è gratuito.

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 ??  ?? Monologo Monica Piseddu è la protagonis­ta dello spettacolo tratto dal romanzo di Michela Murgia. La regia è di Veronica Cruciani
Monologo Monica Piseddu è la protagonis­ta dello spettacolo tratto dal romanzo di Michela Murgia. La regia è di Veronica Cruciani

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