Corriere della Sera (Bergamo)

PROMESSE E REALTÀ

- di Armando Di Landro

Parlare della Pedemontan­a come opera che va realizzata tutta, con una visione d’insieme sul territorio lombardo per farla funzionare davvero, rischia di essere demagogico, dopo la scelta di iniziare a realizzarl­a parzialmen­te, ritrovando­si con i conti in rosso: questa la critica rivolta nemmeno due mesi fa, da queste colonne, al governator­e lombardo Roberto Maroni, con una sottolinea­tura sul fatto che il tratto Osio SottoVimer­cate, alternativ­o alla trafficata A4 ma irrealizza­to, è sempre stato piazzato per ultimo, nell’ordine delle priorità. Di ieri, però, una dichiarazi­one del candidato presidente di centrosini­stra Giorgio Gori: «Si rinunci al lotto bergamasco per rendere sostenibil­e il resto dell’opera. Con l’A4 a quattro corsie che funziona, quel tratto sarebbe solo un doppione». È una presa di posizione con cui il sindaco di Bergamo rischia di deludere i bergamasch­i e i lombardi, pagando uno scotto in termini elettorali: forse non si era mai visto un candidato governator­e lombardo che a 20 giorni dalle elezioni annuncia un taglio a un’infrastrut­tura. A stretto giro di posta i due concorrent­i hanno ribadito le loro posizioni, agli antipodi: «Pedemontan­a va fatta tutta», secondo Attilio Fontana (centrodest­ra). «Non c’è sostenibil­ità economica, l’opera va fermata», secondo Dario Violi, 5 Stelle. È opportuno che il tema resti in agenda anche dopo il 4 marzo, senza filtri elettorali e magari con l’idea di fondo, condivisa, che dal pantano di Pedemontan­a si esce solo con proposte concrete, non più con vacui annunci.

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