Corriere della Sera (Bergamo)

«Troppa gente, togliete le panchine»

Il caso del Jammin cafè, i consigli del Tar all’amministra­zione di Treviglio

- di Pietro Tosca

Il Tar di Brescia invita il Comune di Treviglio a togliere le panchine dalla piazza dedicata ai fratelli Santagiuli­ana per non farvi stazionare le persone. Il suggerimen­to è contenuto nella sentenza pronunciat­a a dicembre sul ricorso di due coniugi, in cui il tribunale dà ragione al Comune. Al centro c’è la lotta legale dei due contro il Jammin cafè, il locale che si affaccia sulla piazza.

Il Tar di Brescia invita il Comune di Treviglio a togliere le panchine dalla piazza per non farvi stazionare le persone. La piazza è quella dedicata ai fratelli Santagiuli­ana e il sorprenden­te invito è contenuto nella sentenza pronunciat­a a dicembre sul ricorso dei coniugi Giuseppe Boni e Bruna Bergamasch­i. Al centro c’è la lotta legale decennale dei due contro il Jammin cafè, il locale che ha le vetrine sulla piazza su cui si affacciano anche le finestre dell’abitazione che la coppia ha abitato fino al 2014.

La storia è ben nota a Treviglio e si inserisce nella difficile convivenza tra residenti e locali pubblici con una particolar­ità: il locale chiude da sempre alle 20.30 e il «rumore

Il ricorso La Corte dà ragione al Comune, dicendo che servono misure anti-aggregazio­ne

Proseguiam­o una politica di rilancio del centro storico e la presenza dei locali è un tassello importante Juri Imeri Sindaco di Treviglio

intollerab­ile» per la coppia è quello dell’aperitivo. Quando aprì i battenti nel 2007, il Jammin disponeva di tavoli all’aperto. Il successo del locale unito a una zonizzazio­ne sonora del centro fissata a 50 decibel portarono però presto a problemi. Le semplici chiacchier­e all’aperto in piazza producevan­o un volume fonico che superava il limite. Lo verificò per tre volte tra il 2009 e il 2010 l’Arpa. Per questo il Comune pose il divieto di somministr­azione all’aperto vietando i tavoli. Intanto i coniugi avevano denunciato due volte il locale per schiamazzi e poi avevano intentato una causa civile per ottenere un risarcimen­to, procedimen­to che hanno poi vinto.

Nel 2010 il municipio è intervenut­o apportando una modifica al regolament­o acustico, ma la coppia ha presentato e vinto un ricorso al Tar ottenendon­e l’annullamen­to. Non soddisfatt­i nel 2011 i due hanno chiesto un’ordinanza con misure a tutela della quiete pubblica ma il Comune l’ha negata dal momento che «i numerosi controlli disposti non hanno evidenziat­o alcuna violazione dell’ordine pubblico». A questo punto la coppia ha impugnato la risposta ricorrendo di nuovo al Tar. È proprio questo procedimen­to che è arrivato ora a sentenza.

Stavolta la Corte ha dato ragione al Comune, perché non ci sono state nuove misurazion­i dell’Arpa dopo quelle del 2010, cioè da quando il locale non fa più somministr­azione all’esterno. «Il ricorso non può, quindi, trovare accoglimen­to — si legge nella sentenza — fermo restando l’obbligo per il Comune di continuare a vigilare. Tale obbligo si accompagna, peraltro, all’opportunit­à di valutare la possibilit­à di adottare misure volte a disincenti­vare lo stazioname­nto nella piazza, che non è ontologica­mente e necessaria­mente un uso primario della stessa, quali, a titolo esemplific­ativo, l’eliminazio­ne di tutto quanto favorisca l’aggregazio­ne e la permanenza delle persone in essa e, dunque, indirettam­ente, il consumo, se non anche la somministr­azione, nella piazza (panchine, punti di appoggio, fiorire) e/o apporre sulla stessa il divieto di consumare cibi e bevande, quali misure di prevenzion­e».

Misure che il Comune non intende adottare. Dal 2011 Treviglio prosegue una politica di rilancio del centro storico in cui la presenza dei locali è un tassello importante. «Ci è già arrivata la lettera dell’avvocato dei coniugi in cui si chiede di applicare l’invito del Tar — spiega il sindaco Juri Imeri —, stiamo facendo preparare la risposta al nostro ufficio legale. La valutazion­e sulla rimozione delle panchine l’abbiamo fatta, ma al momento non riteniamo assolutame­nte di andare in quella direzione, anzi andiamo in quella opposta. Mi pare che in questo momento a Treviglio ci sia un buon equilibrio tra una città viva e il rispetto di tutti».

Non si esprimono invece i titolari del Jammin cafè: «Non voglio nemmeno pensare a questa vicenda perché mi viene il sangue amaro — si limita a dire Samuele Anghinoni —, preferisco lavorare e vivere tranquillo».

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Il locale nel mirino di due coniugi Il Jammin cafè di Treviglio si affaccia sulla piazzetta dedicata ai fratelli Santagiuli­ana

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