«Troppa gente, togliete le panchine»
Il caso del Jammin cafè, i consigli del Tar all’amministrazione di Treviglio
Il Tar di Brescia invita il Comune di Treviglio a togliere le panchine dalla piazza dedicata ai fratelli Santagiuliana per non farvi stazionare le persone. Il suggerimento è contenuto nella sentenza pronunciata a dicembre sul ricorso di due coniugi, in cui il tribunale dà ragione al Comune. Al centro c’è la lotta legale dei due contro il Jammin cafè, il locale che si affaccia sulla piazza.
Il Tar di Brescia invita il Comune di Treviglio a togliere le panchine dalla piazza per non farvi stazionare le persone. La piazza è quella dedicata ai fratelli Santagiuliana e il sorprendente invito è contenuto nella sentenza pronunciata a dicembre sul ricorso dei coniugi Giuseppe Boni e Bruna Bergamaschi. Al centro c’è la lotta legale decennale dei due contro il Jammin cafè, il locale che ha le vetrine sulla piazza su cui si affacciano anche le finestre dell’abitazione che la coppia ha abitato fino al 2014.
La storia è ben nota a Treviglio e si inserisce nella difficile convivenza tra residenti e locali pubblici con una particolarità: il locale chiude da sempre alle 20.30 e il «rumore
Il ricorso La Corte dà ragione al Comune, dicendo che servono misure anti-aggregazione
Proseguiamo una politica di rilancio del centro storico e la presenza dei locali è un tassello importante Juri Imeri Sindaco di Treviglio
intollerabile» per la coppia è quello dell’aperitivo. Quando aprì i battenti nel 2007, il Jammin disponeva di tavoli all’aperto. Il successo del locale unito a una zonizzazione sonora del centro fissata a 50 decibel portarono però presto a problemi. Le semplici chiacchiere all’aperto in piazza producevano un volume fonico che superava il limite. Lo verificò per tre volte tra il 2009 e il 2010 l’Arpa. Per questo il Comune pose il divieto di somministrazione all’aperto vietando i tavoli. Intanto i coniugi avevano denunciato due volte il locale per schiamazzi e poi avevano intentato una causa civile per ottenere un risarcimento, procedimento che hanno poi vinto.
Nel 2010 il municipio è intervenuto apportando una modifica al regolamento acustico, ma la coppia ha presentato e vinto un ricorso al Tar ottenendone l’annullamento. Non soddisfatti nel 2011 i due hanno chiesto un’ordinanza con misure a tutela della quiete pubblica ma il Comune l’ha negata dal momento che «i numerosi controlli disposti non hanno evidenziato alcuna violazione dell’ordine pubblico». A questo punto la coppia ha impugnato la risposta ricorrendo di nuovo al Tar. È proprio questo procedimento che è arrivato ora a sentenza.
Stavolta la Corte ha dato ragione al Comune, perché non ci sono state nuove misurazioni dell’Arpa dopo quelle del 2010, cioè da quando il locale non fa più somministrazione all’esterno. «Il ricorso non può, quindi, trovare accoglimento — si legge nella sentenza — fermo restando l’obbligo per il Comune di continuare a vigilare. Tale obbligo si accompagna, peraltro, all’opportunità di valutare la possibilità di adottare misure volte a disincentivare lo stazionamento nella piazza, che non è ontologicamente e necessariamente un uso primario della stessa, quali, a titolo esemplificativo, l’eliminazione di tutto quanto favorisca l’aggregazione e la permanenza delle persone in essa e, dunque, indirettamente, il consumo, se non anche la somministrazione, nella piazza (panchine, punti di appoggio, fiorire) e/o apporre sulla stessa il divieto di consumare cibi e bevande, quali misure di prevenzione».
Misure che il Comune non intende adottare. Dal 2011 Treviglio prosegue una politica di rilancio del centro storico in cui la presenza dei locali è un tassello importante. «Ci è già arrivata la lettera dell’avvocato dei coniugi in cui si chiede di applicare l’invito del Tar — spiega il sindaco Juri Imeri —, stiamo facendo preparare la risposta al nostro ufficio legale. La valutazione sulla rimozione delle panchine l’abbiamo fatta, ma al momento non riteniamo assolutamente di andare in quella direzione, anzi andiamo in quella opposta. Mi pare che in questo momento a Treviglio ci sia un buon equilibrio tra una città viva e il rispetto di tutti».
Non si esprimono invece i titolari del Jammin cafè: «Non voglio nemmeno pensare a questa vicenda perché mi viene il sangue amaro — si limita a dire Samuele Anghinoni —, preferisco lavorare e vivere tranquillo».