L’affaire Locatelli: assolti dopo 6 anni gli ex vertici Cdo
Breno e Brambilla: non fu millantato credito
Il giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Bergamo ha assolto, «perché il fatto non sussiste», Rossano Breno e Luigi Brambilla, fino al 2012 presidente e vice della Compagnia delle Opere, imputati per millantato credito. I due pm avevano chiesto per entrambi una condanna a 2 anni e 4 mesi. La sentenza di ieri è l’ultimo capitolo, al momento, di un’inchiesta che aveva avuto parecchio risalto, nata dalle accuse dell’imprenditore di Grumello Pierluca Locatelli subito dopo l’arresto per il presunto traffico illecito di rifiuti. «Non ho perso la stabilità sei anni fa e non mi esalto adesso», ha commentato ieri Rossano Breno. «Non c’è stato equilibrio — secondo Brambilla — tra il clamore mediatico dedicato all’inchiesta e il risultato di oggi. Sono una persona normale e sono contento che sia emersa la verità». Dall’inchiesta era uscito, con un’archiviazione, l’ex presidente lombardo Roberto Formigoni.
Era stato Pierluca Locatelli a parlare di un «conto aperto» con i vertici della Compagnia delle Opere. Soldi dati o promessi, anche attraverso consulenze e fatture fittizie, diceva, per poter bussare ai piani alti della politica regionale qualora ne avesse avuto bisogno. Come per l’autorizzazione per la discarica di Cappella Cantone. Ma quel meccanismo non è stato riconosciuto dal giudice dell’udienza preliminare Marina Cavalleri che ha assolto «perché il fatto non sussiste» Rossano Breno e il suo vice Luigi Brambilla dall’accusa di millantato credito.
I pm Maria Esposito e Giancarlo Mancusi avevano chiesto la condanna a 2 anni e 4 mesi. A Locatelli, è l’imputazione, gli imputati hanno fatto credere di poter arrivare all’allora presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni e all’assessore Marcello Raimondi. Parti offese, così come Locatelli, non si erano costituiti parte civile. Di denaro, è sempre l’accusa, ne era girato parecchio. Duecentomila euro nell’agosto 2010, altri 185.000 da pagare a novembre 2011, e i 25.000 consegnati a Breno. «Questa mattina ho saldato Ros», diceva Locatelli al suo consulente David Oldrati. Ma gli avvocati Pietro Biancato, Ennio Amodio e Angelo Giarda hanno portato al gup i documenti per dimostrare che 25.000 euro erano per la consulenza della società Custodia (Brambilla era procuratore) per trovare a Locatelli un nuovo direttore amministrativo, i 185 mila erano per una seconda consulenza (mai pagata) per la ristrutturazione aziendale e gli ulteriori 200 mila euro per altre attività a favore di Cave Nord e Terra Verde. Di poche parole la reazione alla sentenza da parte di Rossano Breno, che dopo una perquisizione nella sua azienda a ottobre del 2012 e la contestuale iscrizione nel registro degli indagati, aveva lasciato la Cdo e anche il posto da consigliere della Banca Popolare di Bergamo: «Non ho perso la stabilità cinque anni fa e non mi esalto adesso. So che la vita è fatta di pesi e carezze. Oggi è arrivata una carezza».
Luigi Brambilla è invece, anche oggi, un dipendente della Compagnia delle Opere di Bergamo, dove si occupa di formazione per le aziende: «Sei anni, tra indagini e processo sono tanti: sono una persona normale, ho 3 figli tra i 14 e i 17 anni e a maggior ragione sono contento che oggi sia emersa la verità. Ancora oggi faccio fatica a capire dove sta l’equilibrio tra il clamore mediatico che aveva avuto la vicenda e il risultato del percorso processuale». E l’attuale presidente della Cdo, Alberto Capitanio, in carica subito dopo Breno, aggiunge: «Abbiamo pagato duramente l’esposizione mediatica di allora e oggi siamo contenti che tutto si sia chiarito».
Il costruttore Era stato Pierluca Locatelli, parte offesa, a parlare di un «conto aperto» con la Cdo Le reazioni Breno: non mi esalto. Brambilla: così è emersa la verità, dopo più di sei anni